Ricavato nell’Ottocento all’interno della residenza comunale, il Teatro di Sant’Agata nasce dall’iniziativa di un gruppo di cittadini riuniti nell’Accademia degli Arditi, che ottengono il permesso di costruirvi a loro spese un luogo per mettere in scena spettacoli. Alla fine del secolo, quando gli “Illustrissimi Signori” terminano i fondi, il Comune si fa carico della ristrutturazione, affidandola all’ingegnere Emanuele Branchini e al pittore Augusto Zamboni.
L’inaugurazione avviene il 27 ottobre 1888, con il “Pipelet, ossia Il portinaio di Parigi”, melodramma giocoso di De Ferrari. Raccolto nelle dimensioni, composto da una platea e una balconata che danno posto a un massimo di 150 spettatori, il teatro è finemente decorato. Sopra l’arcoscenico, a ricordare le origini e il coraggio necessario a vivere di arte, un cartiglio recita: “Audaces fortuna juvat timidosque repellit”.
Rimane in funzione fino al secondo dopoguerra, quando viene adibito a sala del consiglio comunale e sede di uffici, fino al restauro che nel 1994 restituisce questo spazio alla sua vocazione spettacolare. Riaperto nel 1998 e intitolato a Ferdinando Bibiena ‒ architetto bolognese celebre, tra Seicento e Settecento, per le sue scenografie ‒ il teatro è gestito direttamente dal Comune di Sant’Agata Bolognese che compendia nel cartellone istanze diverse e le fa convivere: dal teatro di narrazione agli spettacoli dialettali, dalle sperimentazioni jazz alla musica popolare. Tra gli artisti ospitati: Marco Baliani, Peppe Barra, Moni Ovadia, Gianmaria Testa, Peppe Servillo.