Da lontano (chiusa sul rimpianto). Isabella Ragonese in scena a TTTXTE

Il 19 gennaio a Crevalcore

17 gennaio 2022

Sono tantissimi i bambini e le bambine che si ritrovano a vivere l’esperienza di osservare, impotenti, i drammi più o meno intensi vissuti dagli adulti che li hanno messi al mondo. È il punto di partenza di uno spettacolo di Lucia Calamaro, protagonista della ricerca drammaturgica italiana, autrice e regista pluripremiata che fin dagli esordi scrive e porta in scena testi sulla quotidianità, sul presente, sulla vita privata che scorre tra cucine e salotti nel nostro tempo, rivelandone le increspature, le idiosincrasie, le ossessioni. Ed è quello che fa anche in Da lontano (chiusa sul rimpianto), un monologo che vede protagonista Isabella Ragonese, volto noto del cinema italiano, anche lei raffinata interprete di figure quotidiane, attuali, psicologicamente complesse. Mercoledì 19 gennaio 2022, all’Auditorium Primo Maggio di Crevalcore (Viale Caduti di via Fani, 300) lo spettacolo apre TTTXTE Crevalcore, la stagione teatrale del Comune di Crevalcore con la direzione artistica di Alex Carpani, che fino al 6 aprile vedrà avvicendarsi sul palco alcuni dei nomi più prestigiosi del teatro italiano, come Sergio Rubini, Pamela Villoresi, Claudio Casadio, Laura Morante, Marco Baliani.

Il monologo di Calamaro mette in scena la storia di una figlia adulta, diventata terapeuta di mestiere, che prova a confrontarsi con la sofferenza della propria madre, da sempre fragile, da sempre in difficoltà nel reggere il proprio ruolo genitoriale. Quel che da bambina la rendeva impotente, con l’età adulta e l’acquisizione di strumenti professionali risulta adesso affrontabile per la figlia da una diversa prospettiva. Ragonese tenta infatti di psicanalizzare la madre, di cui si sentirà in scena sempre e solo la voce, da lontano, dietro una porta chiusa (la voce è di Emilia Verginelli).

“Quanti di noi – scrive Calamaro – da piccoli, hanno assistito impotenti ai drammi degli adulti amati? Quanti avrebbero voluto intervenire? Aiutare, capire. In fondo salvarli. E quasi mai si può. Tra le desiderata incompiute che abitano un’esistenza, ogni tanto (fra le impossibili) fa capolino quella di psicanalizzare quel genitore dolente che abbiamo conosciuto da bambini. Avere i mezzi, gli strumenti per farlo per dargli l’ascolto dovuto ed aiutarlo senza che se ne accorga. Il genitore che sentivamo più fragile. Quell’adulto impreparato al mondo che ci accudiva alla bene e meglio attraversato com’era da tribolazioni e guai. Non stavano sempre bene i nostri genitori. Avevano parecchi dispiaceri. E noi eravamo piccoli, per lo più impotenti di fronte a quella loro ben declinata infelicità. Intuivamo, non sapevamo, sospettavamo, non sapendo che fare. Allora ho immaginato un luogo, piccolo, tra un fantomatico “di qua” e “di là” in cui questo fatto, questa parola che sia “evento”, che curi, possa accadere, per un po’. Da Lontano mette in scena il tentativo irragionevole di una figlia adulta, diventata terapeuta, di fare oggi quello che non aveva potuto fare a quei tempi: aiutare quella madre tribolata, che esisteva solo quando lei era bambina”.