Vie Festival | Il Ministero della Solitudine. Il nuovo spettacolo di lacasadargilla

L’8 e 9 ottobre al Teatro Fabbri di Vignola

05 ottobre 2022

Sembra incredibile e invece è tutto tragicamente reale: nel 2018 la Gran Bretagna, guidata dalla premier conservatrice Theresa May, ha nominato ufficialmente un ministro della Solitudine, il primo al mondo. Alla nomina ha fatto seguito l’anno dopo la creazione di un vero e proprio ministero, con l’obiettivo di far fronte a un’emergenza che riguarda, secondo la Croce Rossa britannica, ben nove milioni di persone. Un’enormità di uomini e donne che, in uno dei paesi più ricchi e potenti del mondo, vivono una condizione di malessere, solitudine e depressione. Tutto questo prima ancora dello scoppio della pandemia da Covid-19, che ha peggiorato ulteriormente la situazione, non solo in Inghilterra ma nel mondo intero. Da questa notizia di politica internazionale ha tratto spunto lacasadargilla, una delle compagnie italiane più interessanti della scena contemporanea, per dare vita al Ministero della Solitudine, un nuovo lavoro collettivo, che indaga proprio le pieghe di un sentimento che trova terreno sempre più fertile nel presente.

Reduce dal successo della produzione ERT / Teatro Nazionale When the Rain Stops Falling di Andrew Bovell, che nel 2019 le ha valso il Premio UBU alla regia, Lisa Ferlazzo Natoli firma insieme al regista e disegnatore del suono Alessandro Ferroni, questo nuovo spettacolo prodotto da ERT e frutto di una scrittura interamente originale, che si avvale della collaborazione di Fabrizio Sinisi che cura la drammaturgia del testo, e di Marta Ciappina che cura invece la drammaturgia del movimento. A ospitarne il debutto, l’8 e 9 ottobre, è il Teatro Fabbri di Vignola nell’ambito di Vie Festival. In scena Caterina Carpio, Tania Garribba, Emiliano Masala, Giulia Mazzarino, Francesco Villano: cinque attori e attrici, co-autori dello spettacolo, impegnati nel dare corpo e voce a una scrittura per flash, incontri, incidenti e fatta di partiture fisiche all’orlo di una danza. Una storia che indaga la solitudine innanzitutto come incapacità di realizzare desideri che sembrano sempre troppo in là, sempre troppo lontani, inafferrabili, o come condizione di sprofondamento dopo eventi irrecuperabili di cui non importa a nessuno.

“Mantenendone ferma la natura ‘leggera’ e incidentale – come nell’improvviso rendersi conto che la propria vita è racchiusa in un acquario – abbiamo immaginato – scrivono gli autori – una struttura articolata attorno a cinque vicende, cinque storie di solitudine. Dell’Istituzione Ministero ne viene definita la natura politica sostanzialmente ambigua e tragicamente comica. È un luogo dove la liberazione del desiderio può attutire l’isolamento? Come si classifica una persona sola? C’è un sussidio di solitudine? In cosa consiste e chi ne ha diritto? Con cosa bisogna coincidere per essere definiti ‘soli’ e dunque appartenere a una categoria riconosciuta? È lo scandalo della solitudine. È l’affollamento degli assenti nelle nostre vite, siano essi vivi, deceduti, spettri o tutta la moltitudine degli incontri mancati. Solitudine tutta contemporanea, di un’allegrezza insidiosa e irragionevolmente lieve. Solitudine come atlante di ricordi, catalogo di gesti, per percorrere il mondo e trattenere qualcosa di un ‘noi’; solitudine incarnata in alcuni oggetti, quasi dei ‘kit di sopravvivenza’: uno scatolone con tutta la vita dentro, un barattolo di miele fatto in casa, una pianta di plastica verde acceso, un set da pic-nic pronto all’uso, come se fossero ‘sacche di storie’, utensili eccessivi e numinosi per un’esistenza fuori dal normale”.