Misericordia. La favola contemporanea di Emma Dante

Al Teatro Galli di Rimini il 22 e 23 gennaio

17 gennaio 2022

Tre prostitute e un ragazzo menomato che vive con loro un misero monovano. Di giorno le donne lavorano a maglia e confezionano sciallette, al tramonto, sulla soglia di casa, offrono ai passanti i loro corpi cadenti. A partire da qui Emma Dante compone l’affresco struggente di Misericordia, favola contemporanea che racconta la disperata e sconfinata solitudine delle donne, ma anche la loro potenza generativa, la vitalità sconfinata. Lo si vedrà al Teatro Galli di Rimini il 22 e 23 gennaio, aspettando poi di ritrovare la regista a Cesena dove a febbraio 2022 ERT / Teatro Nazionale le dedicherà una personale con tre dei suoi lavori dedicati a bambini e adulti: Gli alti e bassi di Biancaneve, Anastasia Genoveffa e Cenerentola e Scarpette Rotte, nuova produzione ERT e FONDAZIONE TRG Onlus.

Registra e drammaturga tra le più apprezzate e premiate d’Europa, dalla sua celebre trilogia della famiglia siciliana (mPalermu, Vita mia e Carnezzeria) che la portò alla ribalta nazionale all’inizio degli anni duemila, Emma Dante ha firmato una ventina di spettacoli pluripremiati messi in scena sui più prestigiosi palcoscenici internazionali, ma anche due film, raccontando sempre una Sicilia diversa da quella delle cartoline, fatta di vita, dinamiche famigliari, cadute, gioie, poesia del quotidiano; una Sicilia ancestrale ma non lontana dal presente, immersa nella penombra dei vicoli ma carica di colori vividi e voci dirompenti. Da questa voragine vitalistica e dalla cultura popolare da cui trae nutrimento la sua creatività, emergono anche figure, corpi e voci di Misericordia, interpretato da Italia Carroccio, Manuela Lo Sicco (vincitrice del Premio Ubu 2021 come miglior attrice), Leonarda Saffi, Simone Zambelli.

“Arturo non sta mai fermo – racconta la regista – è un picciutteddu ipercinetico. Ogni sera, alla stessa ora, va alla finestra per vedere passare la banda e sogna di suonare la grancassa. La madre di Arturo si chiamava Lucia, era secca come un’acciuga e teneva sempre accesa una radiolina. La casa era china ’i musica e Lucia abballava p’i masculi! Soprattutto per un falegname che si presentava a casa tutti i giovedì. L’uomo era proprietario di una segheria dove si fabbricano cassette della frutta, guadagnava bene ma se ne andava in giro con un berretto di lana e i guanti bucati. Lo chiamavano “Geppetto”. Alzava le mani. Dalle legnate del padre nasce Arturo, mentre Lucia muore due ore dopo averlo dato alla luce. Nonostante l’inferno di un degrado terribile, Anna, Nuzza e Bettina se lo crescono come se fosse figlio loro. Arturo, il pezzo di legno, accudito da tre madri, diventa bambino”.