Il mio corpo è la mia chiesa. Intervista ad Angélica Liddell

Caridad in prima nazionale all'Arena del Sole il 15 e 16 aprile

04 aprile 2023

Per anni è stata considerata un’enfante terrible della scena sperimentale spagnola ed europea. Oggi, con una carriera trentennale alle spalle e decine di spettacoli che hanno infiammato, entusiasmato e scosso le scene dei maggiori teatri e festival del mondo, dal Festival d’Avignon al Wiener Festwochen, dalla Shaubuhne di Berlino al Théâtre de l’Odeón di Parigi, Angélica Liddell è una maestra indiscussa del teatro contemporaneo. Regista, performer e drammaturga, l’artista spagnola, Leone d’Argento a La Biennale Teatro di Venezia 2013, è autrice di opere potenti, di un teatro della crudeltà che scandalizza e commuove perché conduce un’indagine sull’umano che arriva sempre alle estreme conseguenze. Nel suo Liebestod, andato in scena all’Arena del Sole di Bologna lo scorso anno, e considerato dalla critica fra i migliori spettacoli stranieri della stagione, c’erano molti degli stilemi del suo fare teatro: azioni violente, autolesionismo, blasfemia, ma anche intense virate poetiche e discorsi senza filtri sul senso dell’arte. Sullo stesso palcoscenico, il 15 e 16 aprile (in prima nazionale e uniche date italiane) arriva adesso Caridad. Una aproximación a la pena de muerte dividida en 9 capítulos, nuovo spettacolo dell’artista, coprodotto da ERT/Teatro Nazionale con Iaquinandi S.L, Festival Temporada Alta Girona, CDN Orleans Centre Val de Loire, Teatros del Canal Madrid e in collaborazione con Aldo Miguel Grompone (Roma). In questo lavoro Liddell mette in discussione il senso comune di moralità e di giustizia. Diviso in 9 capitoli, Caridad richiama i testi sacri – fra tutti, il Vangelo di Matteo – per riflettere sul male e sulla possibilità del perdono, attraversando i temi della vendetta, del crimine e del peccato, per indagare la virtù della carità, considerata più importante sia della fede che della speranza. Ne abbiamo parlato con l’artista.

 

Lei ha parlato di carità come di un gesto di grande trasgressione. Che cosa intende?
La carità è un atto trasgressivo nelle sue due modalità, la carità cristiana e la carità romana. Il cristianesimo ci richiede una quantità infinita di pietà e di perdono, settanta volte sette. Inoltre la sua filosofia è assolutamente sovversiva, come appare chiaramente nelle beatitudini evangeliche “beati i perseguitati per causa della giustizia”. Da questo punto di vista il cristianesimo e il sadismo hanno come natura comune la ribellione contro lo stato. D’altro canto, la carità romana è un exemplum dove l’anziano Cimone, prigioniero, viene allattato da sua figlia Pero. Questo immenso gesto d’amore destituisce la giustizia. L’amore è il terrorismo della bellezza fino al punto da invalidare la legge.

 

La sublimazione del male, rovesciato in qualche modo nel suo opposto attraverso il gesto artistico, ricorda molto Jean Genet. È un autore che ha frequentato per creare Caridad?
Genet mi accompagna, non è necessario citarlo né riferirsi a lui perché è un punto di riferimento fondamentale per la mia vita e le mie opere, come Pasolini o Sade. Per quanto riguarda Caridad, il riferimento principale è Bataille. Ci sono anche dei suoi testi proiettati. Nel fondo di quest’opera si trova la relazione tra erotismo e morte.

 

Nelle sue note leggiamo che “narrerà attraverso le citazioni”. Di chi? Le parole di quali autori e autrici riconosceremo in questo lavoro?
Tutte le citazioni che compaiono sono esplicite: Bataille, Godard, Pasolini, Foucault… Volevo esprimermi attraverso citazioni per ricordare cosa fosse l’arte, quando gli artisti si esprimevano senza i codici morali che al giorno d’oggi convertono il mondo dell’espressione in un nido di puritanesimo.

 

Si trovano riferimenti alla religione cattolica in molti dei suoi lavori. Che rapporto ha con la fede?
La mia educazione è cristiana, ho frequentato scuole cattoliche e ho partecipato a tutte le cerimonie e i riti cattolici che hanno luogo in seno a qualsiasi famiglia spagnola dei miei anni. Mi considero privilegiata per aver letto la Bibbia già molto giovane. Ha educato il mio linguaggio poetico e mi ha dato un universo allucinante e allucinatorio, insieme alle tragedie greche. Sono una cristiana senza chiesa. Il mio corpo è la mia chiesa.