- Data di pubblicazione
- 19/10/2023
- Ultima modifica
- 20/10/2023
La rivoluzione di Mirandolina. La Locandiera secondo Latella apre la Stagione del Duse
Dal 20 al 22 ottobre a Bologna
È un testo spartiacque nella storia della rappresentazione femminile nel teatro italiano, ed è una delle opere più note e rappresentate di sempre, La Locandiera di Carlo Goldoni. Eppure, la portata rivoluzionaria della figura di Mirandolina non è stata così spesso intesa e tradotta in questo senso dai registi, che per lo più l’hanno portata in scena riconducendola allo stereotipo femminile della seduzione. Parte da questa riflessione Antonio Latella, maestro della scena contemporanea europea e già autore di pluripremiate riletture originali di testi della tradizione, per la sua attesa versione dell’opera goldoniana: una produzione del Teatro Stabile dell’Umbria che a Bologna si vedrà al Teatro Duse, dal 20 al 22 ottobre.
“Spesso noi registi – spiega infatti Latella. – abbiamo sminuito il lavoro artistico culturale che il grande Goldoni ha fatto con quest’opera, l’abbiamo ridimensionata cadendo nell’ovvio e riportando il femminile a ciò che gli uomini vogliono vedere: il gioco della seduzione. Goldoni, invece, ha fatto con questo suo testamento, una grande operazione civile e culturale. Siamo davanti a un manifesto teatrale che dà iniziò al teatro contemporaneo, mentre per un’assurda cecità noi teatranti lo abbiamo banalizzato e reso innocente”. “La nostra mediocrità non è mai stata all’altezza dell’opera di Goldoni e, molto probabilmente, non lo sarò nemmeno io. Spero, però, di rendere omaggio a un maestro che proprio con Goldoni ha saputo riscrivere parte della storia teatrale italiana: – conclude – parlo di Massimo Castri”.
Nel ruolo della protagonista c’è Sonia Bergamasco, attrice amata dal pubblico cinematografico, televisivo e teatrale, che con Latella ha già lavorato di recente per Chi ha paura di Virgina Woolf?, spettacolo che le è valso il Premio Ubu 2022 come migliore attrice dell’anno. A lei, e a uno straordinario cast composto poi da Marta Cortellazzo Wiel, Ludovico Fededegni, Giovanni Franzoni, Francesco Manetti, Gabriele Pestilli, Marta Pizzigallo, Valentino Villa, il compito di intrecciare i fili della vicenda goldoniana.
La trama, arcinota, racconta di una giovane che gestisce la locanda ereditata dal padre, insieme al fedele cameriere Fabrizio al quale è legata da una promessa di matrimonio fatta al genitore prima che morisse. Nella locanda due clienti entrambi innamorati della padrona: il Conte d’Albafiorita che la corteggia spendendo grandi quantità di denaro e lo squattrinato Marchese di Forlipopoli che tenta di conquistarla facendo leva sul titolo nobiliare. Con intelligenza e superiorità, Mirandolina argina corteggiamenti e pretendenti accettando secondo convenienza qualche dono. Gli equilibri mutano quando arriva alla locanda il misogino Cavaliere di Ripafratta. Mirandolina avverte il disprezzo che il Cavaliere nutre per le donne come una sfida e decide di mettere in atto un piano per farlo capitolare. Tra equivoci e inganni, arricchiti e movimentati anche dall’arrivo delle due commedianti Ortensia e Dejanira, Mirandolina riesce a far innamorare il Cavaliere che, però, perde la testa. La quiete si ristabilisce solo quando Mirandolina accetta di sposare Fabrizio ma, come in altre opere goldoniane, la fine degli intrighi porta con sé un’ombra di malinconia.
L’allestimento di Latella punta tutto sull’aspetto rivoluzionario di una figura tutt’altro che civettuola e scontata. “Penso a ‘Café Müller’ di Pina Bausch – scrive ancora il regista nelle sue note – Penso ad una donna nata e cresciuta nella locanda, un luogo-mondo che accoglie infiniti mondi. Nel testo goldoniano il tema dell’eredità è il punto cardine di tutto. Mirandolina seduta sul letto di morte del padre riceve in eredità la locanda, ma anche l’ordine di sposarsi con Fabrizio, il primo servitore della Locanda. In questo credo che ci sia un’inconsapevole identificazione del padre con il servo, come erede virtuale in quanto maschio. Più che un uomo per la figlia, il padre sceglie un uomo per la locanda, un uomo pronto a tutto pur di proteggere la locanda. Credo che Goldoni con questo testo abbia fatto un gesto artistico potente ed estremo, un gesto di sconvolgente contemporaneità: innanzitutto siamo davanti al primo testo italiano con protagonista una donna, ma Goldoni va oltre, scardina ogni tipo di meccanismo, eleva una donna formalmente a servizio dei suoi clienti a donna capace di sconfiggere tutto l’universo maschile, soprattutto una donna che annienta con la sua abilità tutta l’aristocrazia”.