- Data di pubblicazione
- 02/10/2024
- Ultima modifica
- 03/10/2024
“Madri” di Diego Pleuteri, regia di Alice Sinigaglia. A Rubiera è di scena il teatro del futuro
Il 4 ottobre al Teatro Herberia
Ci sono tutti gli ingredienti di un lavoro che celebra la creatività teatrale di una nuovissima generazione di artisti e artiste italiani, nello spettacolo Madri che si vedrà in prima nazionale al Teatro Herberia di Rubiera, il 4 ottobre alle 20. Un giovane drammaturgo, Diego Pleuteri, classe 1998, che ha già conquistato platee importanti, come quella dello Stabile di Torino dove Leonardo Lidi ha portato in scena l’anno scorso il suo “Come nei giorni migliori”, commedia romantica molto divertente con i due bravissimi Alessandro Bandini ed Alfonso De Vreese. C’è una regista giovanissima anche lei, Alice Sinigaglia, classe 1996, artista irriverente e di grande intelligenza, che alla Spezia ha già diretto anche un bellissimo festival dedicato agli Under 30 (Tutta la vita davanti). E c’è un altrettanto giovane attore, Vito Vicino (nato nel 1999), un talento emergente della scena contemporanea. A completare il quadro, facendo un salto generazionale, una delle attrici più intense del panorama teatrale italiano, Valentina Picello, che nel dramma di Pleuteri interpreta il ruolo del titolo.
La storia è quella di un ragazzo che torna a fare visita alla madre durante un pomeriggio di pioggia. Una volta in casa trova il salotto pieno di scatole, fra le quali la donna si muove continuando a parlare. Sta cercando un vecchio articolo di giornale, letto tempo prima e poi conservato, nel tentativo di ricordare le ultime parole di una citazione. “Di intimo c’è rimasto solo”… e non riesce. Come se la sua vita fosse rimasta bloccata lì, in attesa di completare la frase. In poco tempo il figlio si inoltra insieme a lei nella ricerca, sprofondando in un inconscio in qualche modo collettivo, per ritrovare le parole che erano state dimenticate.
Madri è il testo con cui Pleuteri ha vinto il prestigioso premio EURODRAM nel 2022 (dopo una menzione al premio InediTO 2020), ed è stato prodotto da La Corte Ospitale con il sostegno del MiC e di SIAE, nell’ambito del programma “Per Chi Crea”: una produzione che conferma la vocazione della Corte Ospitale a ricercare e sostenere i talenti del teatro del presente e del futuro. La regia affidata ad Alice Sinigaglia promette una ricerca nella direzione del lavoro sugli attori in particolare in relazione al suono, che avrà un ruolo chiave nell’allestimento. “I due personaggi scritti da Diego – spiega la regista – hanno la testa bucata, i loro pensieri fuoriescono senza sosta in un fiume di ossessioni che senza sforzo diventano parola; parola che di tanto in tanto si attorciglia su sé stessa fino a sparire in un brusio di fondo, ma che altre volte senza nessun preavviso diventa concreta, reale. I fatti che le parole descrivono sono già tutti accaduti e forse non è nemmeno importante se siano accaduti davvero o siano stati solo immaginati. Il dialogare dei protagonisti è l’intreccio di due menti che volentieri diventano una sola e si scambiano continuamente le parti di una consumata vita interiore. In questo eterno monologare, madre e figlio si finiscono le frasi, sì, ma allo stesso tempo non riescono a finire l’unica frase che sembra importare davvero: di intimo c’è rimasto solo? Cercando la fine di una citazione, i due passeggiano a mezz’aria senza nessuna intenzione di scendere a terra. Sono insieme, sì, ma sono anche profondamente soli. Di intimo c’è rimasto solo il pensiero? La solitudine? La regia approfondisce queste domande lavorando sulla parola e quindi sul suono, il più sfuggente degli elementi scenici (come sfuggente è la tenera incertezza dei due personaggi)”.