Nephesh. Al Cimitero di Ravenna uno spettacolo in cuffia per riflettere sul lutto

In scena fino al 24 ottobre

17 ottobre 2024

In ebraico Nephesh significa molte cose: “soffio”, “respiro”, “anima”, “vita”, “essere vivente”, “persona”, “desiderio”, “gola”. Il senso è dato dal contesto, ma è proprio questa complessità di significati a vibrare nel titolo che Alessandro Renda e Tahar Lamri hanno dato a uno spettacolo speciale (produzione Albe/Ravenna Teatro), una passeggiata al Cimitero Monumentale del Comune di Ravenna che fino al 24 ottobre (pausa il 21 e 22) accompagna venti spettatori al giorno in un viaggio silenzioso, sussurrato, tra lapidi e iscrizioni.

Nephesh-proteggere l’ombra intreccia racconti di vita e morte e riflessioni sul tempo che abbiamo a disposizione, e si svolge al tramonto (dalle 17), anche durante le consuete aperture del cimitero, senza recare alcun disturbo alle funzioni o frequentazioni, trattandosi di un evento silenzioso che si svolge dotando spettatrici e spettatori di cuffie. Con la guida di Alessandro Renda (ideatore e regista del lavoro) si cammina per circa due ore all’interno del cimitero, anche in aree più segrete, ascoltando tre voci, la sua, quella di Tahar Lamri (dramaturg e co-drammaturgo dello spettacolo) e quella di Gemma Hansson Carbone. La tessitura delle parole, sapientemente abbinata ai luoghi che si attraversano, anche grazie al contributo fondamentale del design del suono e delle musiche di Francesco Tedde, invita gli ascoltatori a interrogarsi sul potere delle fotografie e sulla nostra relazione con oggetti e cose, sull’architettura e le sue evoluzioni, sul profondo legame tra il cimitero e la città, sulla necessità di apprezzare appieno il tempo che abbiamo e le relazioni che coltiviamo, perché se forse possiamo svelare il mistero della morte è proprio attraverso la capacità di integrarla con la vita.

Nella drammaturgia vengono offerte visioni sulla morte provenienti da diverse culture o credenze religiose o da celebri passi letterari e filosofici che hanno esplorato il tema. “Ognuno, in base alle proprie credenze, esperienze personali e culturali, percepisce il lutto in modo diverso” – si legge infatti nelle note – “In un mondo contemporaneo in cui si tende sempre più ad allungare la vita, rifiutando l’inevitabilità della morte, si rischia però di abbandonarsi alla paura del dolore e della finitezza delle cose. Il cimitero si mostra allora come lo spazio sicuro in cui accettare e accogliere questa fase dell’esistenza con la dovuta serenità o lucidità. Il cimitero, oltre a essere un luogo di memoria, di preghiera, di riflessione sulla transitorietà della vita umana, rappresenta quell’incontro tra passato e presente, tra vita e morte. È un varco tra coloro che ci hanno preceduto, noi stessi e coloro che verranno dopo di noi”.