- Data di pubblicazione
- 14/11/2025
- Ultima modifica
- 14/11/2025
Abracadabra. L'incantesimo di Francesca Pennini al Festival Aperto
Il corpo come trucco, come archivio, come prova vivente che l’identità non è mai una soltanto. Su questo terreno lavora fin dalle sue origini il CollettivO CineticO, gruppo nato attorno alla coreografa e performer Francesca Pennini, che negli anni ha trasformato la scena in un laboratorio pubblico di percezione e di ruolo dello spettatore. Nelle sue creazioni il Collettivo ha declinato in varie forme, sempre sorprendenti, un’idea di teatro e di danza molto lontana dalla rappresentazione, cioè come campo di forze in cui l’identità è qualcosa che si fa, si disfa, si rinegozia davanti a tutti.
Con Abracadabra, che vedremo al Teatro Cavallerizza di Reggio Emilia, il 15 novembre nell’ambito di Festival Aperto, firmato e interpretato dalla stessa Pennini, il linguaggio della conferenza performativa si mescola con quello dell’illusionismo e dell’autobiografia. Lo spettacolo si definisce come un “viaggio tra specchi e miraggi”, abitato da corpi immaginati e immagini allucinate: parole che “bruciano nella carne ed evaporano nel respiro”, scrive la compagnia. In scena, Pennini parte da un esperimento reale e radicale di sparizione di 130 giorni, e lo usa per raccontare un corpo fatto a pezzi e rimontato, “come quello delle donne divise in due nei numeri di magia”. Il lavoro mette in campo l’idea di scomparsa — fisica, mentale, identitaria — ma non la tratta come semplice trauma: la osserva come possibilità di ridefinizione, come fase di passaggio verso una rinascita. In Abracadabra l’io biografico di Francesca Pennini si incrina continuamente, si sdoppia, si nega, fino a diventare immagine proiettata nella mente di chi guarda. È lo spettatore a essere convocato come complice dell’incantesimo: “Abracadabra vive nella consistenza del pensiero di chi guarda e respira tra platea e scena. Ed è proprio al nostro pensiero che viene affidato l’incantesimo di fragilità e forza di tutto ciò che è solo immaginato” scrive la coreografa nelle sue note.