Il misantropo, o la disperata aspirazione all’armonia

Con la regia di Monica Conti, a Castelfranco Emilia il 9 marzo

06 marzo 2018

Ancora Molière per Monica Conti che, dopo le “Intellettuali”, porta in scena – il 9 marzo al Teatro Dadà di Castelfranco Emilia – un Misantropo duro, asciutto e moderno, nel solco di una ricerca che non si basa sui fasti della messinscena, ma si concentra principalmente sul lavoro dell’attore in relazione al testo.

Qui, “più che la trama – scrive la regista – contano le relazioni umane che sono poi la cosa più importante della nostra vita. Nell’arco di una giornata Alceste rompe con la società malata in cui vive. È un essere intelligente e ironico ma che nutre un odio feroce per gli uomini che fa ingigantire in lui la percezione dei loro difetti. È un essere contraddittorio, contemporaneamente saggio e folle, che ama proprio la donna che incarna tutti i vizi che lui odia o, forse, la ama proprio per questo”.

Alceste, interpretato da Roberto Trifirò, è dunque un eroe tragicomico disorientato e violento. È uno spettatore della vita eternamente scontento, immobilizzato, in bilico tra accettare il “Teatrino del Mondo”, accogliendone le ipocrisie e le stupidità, ma anche le calde relazioni umane, o essere fuori dai giochi, confinato a solitudine e autoemarginazione, in una ridicola e nevrotica rincorsa alla purezza.

“Assi portanti della ricerca registica e del lavoro attoriale”, sottolinea ancora Monica Conti, “sono l’indagine sugli stati d’animo – non in chiave psicologica ma tipologica -, le relazioni, le situazioni, i sotto-testi e la musica. Ho cercato di approfondire al massimo queste relazioni e, nello stesso tempo, di far diventare carne i versi di Molière tradotti nell’italiano di Cesare Garboli. Lavorando da anni su Molière e in particolare su questo testo, ho cercato anche di cogliere ciò che sta sotto a un linguaggio ricercato e “antico”, ma che, a tratti, pare scritto col sangue da un poeta veggente.  E se nei primi tre atti ancora, qua e là, traluce il genio comico dell’autore, nel quarto sprofonda nella follia e nel quinto nel disincanto, aprendo la strada al Teatro moderno”.

Nel cast, oltre a Roberto Trifirò, ci sono Davide Lorino nel ruolo di Filinte e Flaminia Cuzzoli nel ruolo di Célimène e ancora Stefania Medri, Giuditta Mingucci, Antonio Giuseppe Peligra, Nicola Stravalaci. Le scene sono di Andrea Anselmini, il disegno luci di Cesare Agoni e i costumi di Roberta Vacchetta. Aiuto registi sono Carlotta Viscovo e Jacopo Angelini.

La produzione è firmata da Elsinor, Centro di Produzione Teatrale.