Le allegre comari di Windsor secondo Serena Sinigaglia

Il 9 marzo al Turrioni di Sogliano

07 marzo 2019

Se William Shakespeare l’avesse scritta oggi, forse Le allegre comari di Windsor, tra le più scanzonate e irriverenti opere del Bardo, assomiglierebbe molto alle commedie al femminile che girano intorno alle esilaranti peripezie sentimentali e sociali delle Desperate Housewives. Cosa sono d’altronde, la signora Page e la signora Ford inventate da Shakespeare oltre quattrocento anni fa, se non lo stereotipo tristemente perfetto, a tratti ancora molto, troppo attuale di donne di mezza età, borghesi un po’ annoiate e un po’ bigotte con mariti assenti e desideri sopiti a cui dare sfogo tra equivoci, pettegolezzi, trasgressioni e divertimento? Su questa corrispondenza, ovvero sull’eterna attualità del Bardo, non solo tragico, hanno calcato la mano la scrittura di Edoardo Erba e la regia di Serena Sinigaglia in un adattamento del testo originale, co-prodotto da Fondazione Teatro di Napoli – Teatro Bellini e ATIR Teatro Ringhiera nell’ambito di Glob(e)al Shakespeare, progetto (Premio ANCT 2017) che ha commissionato la riscrittura e il riallestimento di sei opere del massimo drammaturgo inglese ai più innovati autori e registi del panorama contemporaneo. Lo si vedrà al Teatro Turrioni di Sogliano il 9 marzo, per la rassegna Prova d’Attore 2019.

A ridare vita e freschezza alla vicenda delle due ricche donne sposate ingannate da Falstaff – che ignaro del fatto che l’una è a conoscenza di ciò che capita all’altra, prova a sedurle entrambe per soldi, inviando loro la medesima lettera d’amore – quattro bravissime attrici, Mila BoeriAnnagaia Marchioro, Chiara StoppaVirginia Zini. In scena, infatti, grazie a un sofisticato sistema di tagli e montaggi drammaturgici, troviamo solo la signora Page, la signora Ford, la giovane Anne Page e la serva Quickly, che danno parola anche ai personaggi maschili, mariti, amanti e soprattutto Falstaff, sempre all’osteria a sperperare denaro tra vizi e ozi.

Innestando brani, suonati e cantati dal vivo dal Falstaff di Giuseppe Verdi, la regia trasforma il solito superato pomeriggio di tè inglese in uno scatenato gioco dell’immaginazione, del desiderio e del divertimento tra le donne intente a progettare la vendetta perfetta per umiliare l’impunito corteggiatore. La loro allegra confabulazione si trasforma così in un inno all’amore che sempre, che sia esso perduto, tradito, o desiderato, rende ogni momento più vivo e degno d’essere vissuto. “Per la sua ostentata dissolutezza in Falstaff si possono scorgere dei tratti di Don Giovanni e respirare aria buona di libertà; nella sua evidente ‘decadenza’ si rispecchia quanto di più umano e disarmato si possa concepire” racconta infatti la Sinigaglia, che ha voluto in scena anche una fisarmonicista, Giulia Bertasi, che oltre a suonare dal vivo le note di Verdi interpreta Fenton, il grande amore segreto della giovane Anne, “un ruolo “en travesti” – prosegue – come vuole la tradizione shakespeariana (ma al contrario!)”. Le scene di Federica Pellati e i costumi di Katarina Vukcevic completano il quadro di una commedia interamente al femminile, carica di intelligenza e di ironia.