Gender Bender 17 è radical choc!

Dal 23 ottobre al 3 novembre a Bologna

18 ottobre 2019

Dodici giorni di danza, cinema, incontri, workshop e party per scardinare i luoghi comuni e aprire finestre sul mondo, incendiare incontri, attivare cortocircuiti che facciano saltare ideologie e pregiudizi. La diciassettesima edizione di Gender Bender, il festival internazionale prodotto dal Cassero LGBTI Center, torna a Bologna dal 23 ottobre al 3 novembre con oltre centoventi appuntamenti che traghetteranno il pubblico in zone calde del mondo come il Medio Oriente, l’America Latina e l’Africa, e tra i temi scottanti del presente, dai nuovi femminismi alle diverse abilità, dall’aborto alla pratica della mutilazione dei genitali femminili.

“Un’opportunità per far esplodere le contraddizioni e accogliere con umana curiosità le complessità del mondo in cui viviamo – raccontano i direttori artistici Daniele Del Pozzo e Mauro Meneghelli –, spinti dal desiderio di creare uno spazio di confronto artistico e culturale inclusivo, inaspettato e radicalmente sorprendente”. E sul fronte della bruciante questione ambientale, la posizione è più radical e concreta che mai: parte dell’incasso sarà devoluto infatti a Foreste in Piedi di LifeGate, un progetto di tutela di 20mila mq di foresta amazzonica in Brasile.

Anima del festival come sempre sono performing arts e danza, linguaggi tra i più avanzati della contemporaneità, capaci di prefigurare nella concretezza dei corpi in presenza sogni e visioni di chi immagina un mondo diverso che sovverta ordini, principi, modelli, come nel caso della performance delle Drag Syndrome, ossia Horrora Shebang, Justin Bond, Lady Francesca, fondatrici del primo collettivo al mondo di drag king e drag queen formato da persone con la sindrome di Down. Inclusione e rinegoziazione delle relazioni e degli immaginari sono anche i cardini dei workshop condotti da Roberta Racis, Nataša Živković, Hannah Buckley e Sergio Martínez Vila che in laboratori distinti lavoreranno sulle dinamiche di potere in un gruppo, sulla leadership e sulle identità di genere.

Da lavori come Common Emotions e Sterotypes Game della coreografa israeliana Yasmeen Godder emerge invece un’idea inedita di comunità, trasformando il palcoscenico in un luogo di nuove relazioni tra pubblico e performer che rifondano la propria convivenza su nuovi intenti e (nel secondo caso) in uno spazio di riflessione su immaginari e stereotipi di genere dedicato agli adolescenti. E le voci degli adolescenti emergono anche in Passing the Bechdel Test del coreografo belga Jan Martens, che porta in scena tredici giovani che raccontano i nuovi femminismi mescolando la loro parola a quelle di autori e autrici di ieri e di oggi. Mentre il coreografo iraniano trans Sorour Darabi con Savušun ridefinisce il concetto di mascolinità, P!nk Elephant di Siro Guglielmi riflette sui concetti di desiderio, trasformazione e sulle aspettative sociali nei confronti del corpo. Un’indagine nuova e ogni volta più profonda sulle relazioni è la tensione che anima il lavoro di Enrico Ticconi e Ginevra Panzetti che in Harleking mettono in scena il rapporto ambiguo tra risata e potere, ma anche l’Età dell’horror di Riccardo Buscarini che racconta le dinamiche di una relazione tra due uomini e di Un Poyo Rojo del coreografo argentino Hermes Gaido che combina danza, acrobazie e attrazione ambientando lo spettacolo in uno spogliatoio.  Per gli appassionati che vogliono scoprire nuovi talenti c’è poi l’interattivo Keo di Elena Sgarbossa, vincitrice di DNAppunti coreografici 2018, mentre chi cerca sperimentazioni ardite sui capolavori del passato le troverà nelle radicali riletture del balletto L’après midi d’un faune di Nijinsky proposte in Somiglianza di Mattia Russo e Antonio De Rosa e in Extended Symmetry di Giuseppe Vincent Giampino.

Sul fronte cinema, che prevede oltre ventitré titoli provenienti da Iran, Francia, USA, Argentina, Filippine, Spagna, Svezia, Venezuela, Danimarca, Germania, UK, Svizzera, Brasile, Sudafrica, Messico, Cile, selezionati dai principali festival internazionali e molti dei quali in prima nazionale, si punta tutto su storie e figure radicali.  Spazio quindi a infanzie, biografie e scelte difficili e coraggiose di persone provenienti da ogni angolo del mondo, come la storia del fotografo Joel-Peter Witkin, che ha creato un mondo immaginifico focalizzandosi su corpi non convenzionali, o quella raccontata nel documentario In the name of your daughter di Giselle Portenier che segue la vicenda delle centinaia di ragazze i che ogni anno in Tanzania decidono di scappare per salvarsi dalla pratica illegale della mutilazione genitale femminile. Tra le prime nazionali 45 Dias sem você del regista brasiliano Rafael Gomes, viaggio di formazione sentimentale ed emotiva di Rafael dopo la dolorosa separazione dal suo ragazzo, e Ask for Jane di Rachel Carey che (ispirandosi a una storia vera) segue le vicende di Rose, studentessa modello dell’Università di Chicago che mette a rischio la sua vita perfetta per aiutare un’amica ad interrompere una gravidanza.

Insomma, a Gender Bender, a dettare la legge di una giustizia più vera e riformulare l’immaginario sono ancora una volta vite, vicende e discorsi di Radicali libere. Così s’intitola la sezione incontri, che regala un viaggio nei mondi dello scrittore cileno Pedro Lemebel, ai cui testi presta la voce la performer e porno-attivista Slavina introdotta da Ariase Barretta, dell’artista francese Claude Cahun, di cui Elisa Turco Liveri e Silvia Mazzucchelli leggeranno Le scommesse sono aperte. Lo scrittore Franco Buffoni presenterà invece il suo ultimo libro Due pub, tre poeti e un desiderio (Marcos y Marcos), un testo che intreccia voci e vite di Lord Byron, Oscar Wilde e Wystan H. Auden, mentre la vita eccentrica e le opere di Francis Bacon rivivranno nella graphic biography di Cristina Portolano e la fumettista Fumettibrutti presenterà il suo nuovo graphic novel autobiografico P. La mia adolescenza trans.

 Gender Bender è prodotto dal Cassero LGBTI Center ed è realizzato con il contributo di Regione Emilia Romagna – Assessorato alla Cultura, Comune di Bologna, Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Coop Alleanza 3.0, Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna, Legacoop Bologna, Fondazione Unipolis, Granarolo, Nuovi Mecenati – Fondazione franco-italiana per la creazione contemporanea, Ambasciata del Regno dei Paesi Bassi, L’immobiliare Bologna, Ambasciata del Belgio e Flanders State of Art.