- Data di pubblicazione
- 28/04/2021
- Ultima modifica
- 28/04/2021
Stabat Mater. Un docufilm di FND/Aterballetto per celebrare la danza
Il 29 aprile su Rai 5
Un coreografo cubano, una compagnia di danza italiana e lo Stabat Mater di Arvo Pärt: sono gli ingredienti di un futuro progetto, prodotto dalla Fondazione Nazionale della Danza/Aterballetto con la Fondazione Arturo Toscanini, che debutterà l’anno prossimo in prima mondiale a Ludwigshafen, in Germania. In attesa della prima mondiale, la prossima Giornata Internazionale della Danza offrirà l’occasione giusta per un’anteprima assai speciale del lavoro, che porterà il pubblico direttamente dietro le quinte della produzione. Il 29 aprile alle 16.30 Rai Cultura e la Fondazione Nazionale della Danza propongono infatti su Rai 5 il docufilm Stabat Mater. Danzare oltre i confini.
Il film racconta l’esperienza artistica in Italia di Norge Cedeño Raffo, giovane e pluripremiato coreografo cubano che persegue un’idea di danza come strumento di dialogo con altre discipline. La scommessa creativa di Aterballetto punta, d’altronde, proprio su un cortocircuito tra componenti coreografiche e musicali. La coreografia è stata creata infatti sullo Stabat Mater di Arvo Pärt, una partitura pensata per tre cantanti e tre musicisti, con la direzione d’orchestra di Marco Fiorini, che ha come protagonisti tre danzatori della compagnia Aterballetto, Saul Daniele Ardillo, Martina Forioso, Serena Vinzio, e musicisti e cantanti dell’Istituto Superiore di Studi Musicali “Achille Peri – Claudio Merulo”, Anna Capiluppi (soprano), Loredana Ferrante (contralto), Marco Guidorizzi (tenore), Angelica Cristofari (viola), Marta Premoli (violoncello), Mostafa Saad (violino), per l’anteprima al Teatro Asioli di Correggio ripresa dalle telecamere della Rai per la regia di Alessandro D’Onghia. Sarà invece la Fondazione Toscanini a prendere le redini musicali per la prima mondiale del 2022.
Arvo Pärt ha composto nel 1985 lo Stabat Mater proprio con l’idea di utilizzare nel suo lavoro due trii, uno strumentale e uno vocale. E il magico numero tre, tra i cardini compositivi dell’opera, caratterizza anche la scelta dei corpi e delle voci che si incontreranno in scena in uno spazio visionario in cui le componenti interpretative si fondono per presentare – proprio come era nei progetti del compositore –“l’esistenza simultanea di dolore incommensurabile e di potenziale consolazione.” Il concept spaziale, oltre al disegno luci, è stato affidato a Fabiana Piccioli, che ha basato la sua suggestione visiva sull’uso di speciali tappeti danza dipinti, capaci di riprendere e trasformare l’effetto delle luci.