- Data di pubblicazione
- 28/06/2022
- Ultima modifica
- 28/06/2022
Un invito alla città da Gender Bender. Aspettando il ventennale del festival
Dal 9 al 22 settembre l’edizione 2022
Gender Bender compie vent’anni. Ma il festival di performing arts bolognese prodotto da Il Cassero LGBTI+ Center di Bologna e creato da Daniele Del Pozzo che ora lo codirige con Mauro Meneghelli, non ha neppure un capello bianco. Sarà perché è tra i festival più innovativi e coraggiosi della scena internazionale e per sua natura guarda sempre avanti, intercettando i linguaggi e le espressioni più innovative per restare sempre al passo con un mondo che cambia nel tentativo di mettere in scacco ideologie e pregiudizi. Al suo debutto, nel novembre del 2003, si presentava come “un festival che intercetta e decifra le evoluzioni sorprendentemente rapide, con cui mutano gli immaginari legati al genere sessuale”. Con un solido impianto scientifico unito a una vocazione alla ricerca e al divertimento, il festival ha gettato uno sguardo unico sul panorama internazionale contemporaneo, presentando opere e artisti il cui superamento degli stereotipi e dei luoghi comuni ha dato vita a nuovi stimolanti immaginari. Anima del festival sono d’altronde performing arts e danza, linguaggi tra i più avanzati della contemporaneità, capaci di prefigurare nella concretezza dei corpi in presenza sogni e visioni di chi immagina un mondo diverso che sovverta ordini, principi e modelli.
L’edizione 2022 è in programma dal 9 al 22 settembre al Giardino del Cavaticcio e in altri spazi della città di Bologna. Sono già confermati tre appuntamenti con la danza internazionale. Torna infatti il coreografo belga Jan Martens con la prima nazionale di Elisabeth gets her way, un poliedrico ritratto danzato della clavicembalista polacca Elisabeth Chojnacka. Un solo che spazia tra stili e generi diversi seguendo il ritmo delle partiture musicali interpretate da Chojnacka nel corso della sua carriera. Altra prima nazionale per il coreografo israeliano Michael Getman, che presenta AM I un solo creato appositamente per la straordinaria performer cinquantaquattrenne Talia Paz, che porta in scena le trasformazioni dell’età che avanza, nel corpo e nella mente, con straordinaria ironia e in costante tensione tra consapevolezza e volontà di superamento dei propri limiti. Prima volta al festival, invece, per la coreografa francese di origini malgasce Soa Ratsifandrihana, per anni solista della compagnia Rosas di Anne Teresa de Keersmaeker per la quale è stata interprete anche dell’assolo Fase, acclamato come “Migliore Spettacolo di danza del 2019” dal New York Times. Ratsifandrihana presenterà al festival il suo Groove, spettacolo in cui l’energia evocativa della musica guida i movimenti della performer in un solo capace di generare senso di condivisione e prossimità tra artista e pubblico. Per la sezione Cinema è invece già confermata la proiezione del film Stop Zemlia, opera prima della regista ucraina Kateryna Gornostai, insignita dell’orso di cristallo alla Berlinale.
Nel frattempo il festival dà “carta bianca” alla città per l’immagine guida del festival lanciando un invito a cittadini e spettatori affezionati ad inviare l’immagine che secondo loro meglio racconta il festival e la relazione che ciascuno o ciascuna ha costruito con esso in questi anni. Una foto ricordo, un omaggio, una visione, un sogno. Queste immagini andranno a caratterizzare i luoghi del festival nell’edizione alle porte e saranno protagoniste dell’appuntamento che Gender Bender dedicherà ai festeggiamenti per il ventennale. Le immagini andranno inviate alla mail cartabianca@genderbender.it.