- Data di pubblicazione
- 26/08/2022
- Ultima modifica
- 26/08/2022
Gender Bender, vent’anni del festival che supera gli stereotipi
È tutto pronto a Gender Bender per festeggiare il ventennale del festival di performing arts bolognese prodotto da Il Cassero LGBTI+ Center di Bologna e creato da Daniele Del Pozzo che ora lo co-dirige con Mauro Meneghelli. Dal 9 al 22 settembre, con un programma che conta sessanta appuntamenti e artisti e opere in arrivo da 25 diversi paesi, questa edizione si celebrano vent’anni di aria fresca, di opere da tutto il mondo che sradicano stereotipi, di occhi aperti sul mondo per decifrare le evoluzioni con cui mutano gli immaginari legati a identità, genere e orientamenti sessuali.
La danza, come sempre, è il cuore della kermesse. Corpi al centro, quindi, con tanti appuntamenti di livello nazionale e internazionale, a partire dal ritorno imperdibile del coreografo belga Jan Martens con la prima nazionale di Elisabeth gets her way, poliedrico ritratto danzato della clavicembalista polacca Elisabeth Chojnacka. Altra prima nazionale per il coreografo israeliano Michael Getman, che presenta Am I, un solo creato appositamente per la straordinaria performer cinquantaquattrenne Talia Paz. Prima volta al festival, invece, per la coreografa francese di origini malgasce Soa Ratsifandrihana, per anni solista della compagnia Rosas di Anne Teresa de Keersmaeker, che presenta il suo Groove, spettacolo in cui l’energia evocativa della musica guida i movimenti della performer in un solo capace di generare senso di condivisione e prossimità tra artista e pubblico. Prima nazionale anche per We are present, performance-evento del coreografo italiano, ma di casa in Danimarca, Fabio Liberti, che inviterà il pubblico a una partecipazione attiva. E poi ancora si vedranno Alcune coreografie, del coreografo e VideoMaker Jacopo Jenna, My body di Stefania Tansini, Jump di Opera Bianco, O samba do crioulo doido, creato dal coreografo brasiliano Luiz de Abreu, opera che peraltro abbiamo visto di recente a Santarcagelo Festival: un atto radicale di attraversamento e decostruzione degli stereotipi legati al corpo nero.
In programma anche Wannaplay, la sessione di improvvisazione di danza e musica elettronica con le 14 coreografe e i coreografi, provenienti da sette Paesi diversi, del progetto europeo Performing Gender – Dancing In Your Shoes. Si intitola invece I Versi delle mani il lavoro congiunto della coreografa Marta Bellu, dell’interprete Lucia Lucioli e della musicista Agnese Banti, che indaga la gestualità nella danza, mentre Attivare lo sguardo è la prova aperta del progetto Crisol, che riflette e problematizza il concetto di Male Gaze, secondo cui le estetiche di pittura, televisione, cinema e pubblicità sono spesso filtrate da uno sguardo maschile demiurgico e oggettificante.
Com’è nella tradizione di Gender Bender si vedrà poi tantissimo cinema. Tra i film in programma c’è quello della regista ucraina Kateryna Gornostai, insignita dell’orso di Cristallo alla Berlinale, un ritratto della giovinezza nell’Ucraina contemporanea , la prima assoluta di Clara, il film della regista colombiana Aseneth Suarez Ruth, che ci apre le porte della sua biografia ed esplora il rapporto con sua madre Clara, e le prime nazionali di Breathe, della spagnola Susanna Barranco, documentario che mostra la vita in carcere seguendo la routine di sette detenute del penitenziario di Can Brians 1 di Barcellona; Bliss, dei tre registi tedeschi Katharina Behrens, Malik Blumenthal e Jean-Luc Bubert, storia d’amore di due sex-worker che si incontrano in un bordello di Berlino; e Jezabel, del venezuelano Hernán Jabes, dove quattro adolescenti dell’alta borghesia sperimentano in maniera spensierata droghe, sesso di gruppo e amore libero, fino a quando una delle ragazze, Eli, viene brutalmente uccisa. Da non perdere anche Overtour, il documentario di Andrea Zanoli che racconta il percorso di ricerca artistica decennale della coreografa Silvia Gribaudi con le donne over 60, in tutta Italia.
Per approfondire i temi del festival ci sono poi gli incontri, tra i quali segnaliamo almeno quello con Fumettibrutti, Vera Gheno, Arianna Cavallo e Ludovica Lugli, che presentano Questioni di un certo genere, una guida intorno ai temi e alle questioni legate a genere e identità, l’appuntamento con Lejla Kalamujić, scrittrice queer, voce emergente della letteratura balcanica, quello con Joshua Cohen, scrittore americano premio Pulitzer 2021, con il suo ultimo romanzo, I Netanyahu. In diverse altre occasioni si parlerà poi di lotta femminista, di minoranze, di corpi con disabilità, mentre per la cura di Fiorenza Menni ci sarà la lettura integrale in ensemble di Tra le rose e le viole. La storia e le storie di travestiti e transessuali di Porpora Marcasciano.
Il festival è prodotto dal Cassero LGBTI+ Center di Bologna con il sostegno di Comune di Bologna, Regione Emilia-Romagna, MIC, Unione Europea e degli sponsor privati.