Medea, in questo soliloquio per voce e batteria, è una donna oltre il dolore, alla quale Valentina Banci cerca di restituire quella umanissima disperazione che l’atto orribile dell’assassinio dei propri figli ci impedisce di considerare. E benché sia impossibile da perdonare, dando voce alle sue lacrime, si sente con chiarezza che ogni essere umano lasciato solo, lontano dalla sua cultura, esule in terra straniera, ripudiato, odiato e al quale sono strappati brutalmente i sogni più grandi, può perdersi e finire in un buio tale da non credere più neppure nell’amore più grande, quello di madre.
di e con Valentina Banci – da Seneca – traduzione Paolo Magelli – musiche Arturo Annecchino – produzione Fondazione Teatro Due