- Data di pubblicazione
- 27/10/2022
- Ultima modifica
- 28/10/2022
Sovrimpressioni di Deflorian/Tagliarini è ad Agorà
Sabato 29 ottobre al Teatro Biagi D’Antona di Castel Maggiore
Il titolo, Sovrimpressioni, l’hanno preso da una raccolta di poesie di Andrea Zanzotto, ispirandosi al suo sovrapporre artificio e natura che ha molto da dire al loro inconfondibile modo di mettere in relazione biografia e finzione per accedere alla realtà da una porta privilegiata. Ma lo spettacolo che Daria Deflorian e Antonio Tagliarini portano in scena, dopo il debutto a Santarcangelo Festival 2021 – sabato 29 ottobre (ore 21) al Teatro Biagi D’Antona di Castel Maggiore – orbita più precisamente attorno a un’altra opera straordinaria, ovvero Ginger e Fred di Federico Fellini. Dopo il dittico dedicato al Deserto Rosso di Antonioni, la coppia teatrale che da una decina d’anni ha conquistato la ribalta italiana e francese con drammaturgie originali che affrescano il presente attraverso i primi piani di figure letterarie e cinematografiche, continua il suo viaggio nel cinema italiano guardando a una delle opere cult del maestro riminese. Come per i due lavori dedicati ad Antonioni, anche Ginger e Fred sarà per Deflorian e Tagliani è un oggetto di studio attorno al quale preparare più lavori. In questo caso addirittura tre: oltre a Sovrimpressioni, lo spettacolo corale Avremo ancora l’occasione di ballare insieme e il film-documentario sul percorso di lavoro realizzato con Jacopo Quadri.
In Sovrimpressioni, prima opera nata dal progetto felliniano, i due autori e attori tornano in scena da soli come ai loro esordi, nei panni di sé stessi, come sempre, ma in relazione alle due figure protagoniste del film, Pippo e Amelia, due artisti conosciuti per la loro imitazione della famosa coppia Ginger Rogers e Fred Astaire ma che non hanno mai sfiorato il successo, e che tornano dopo molti anni ad esibirsi in pubblico in un programma televisivo pieno di banalità e volgarità. “Daria e Antonio – si legge nelle note – hanno invece avuto a loro modo successo, la prolungata vicinanza ha confuso alcuni confini tra i due e nello stesso tempo la lunga convivenza sul palco li ha resi meno amici, più appuntiti nel bisogno di evidenziarsi. Lei non ha una grande simpatia per Giulietta Masina, trova il costume che le hanno messo nel film demodé, ma questa parola che credeva negativa si rivela un’occasione, un traguardo. Scopre che dietro l’irritazione che sente per quella figura femminile così apparentemente docile ci sono punti in comune inizialmente inaspettati. Lui ha paura di invecchiare, pensava – come Fellini – che sarebbe successo solo agli altri. Trova coraggioso che Marcello Mastroianni si sia fatto diradare i capelli dal truccatore, strappati uno a uno con le pinzette in modo che anche nell’aspetto della pelata assomigli al regista come una goccia d’acqua”. La scena scorre tra il momento in cui i due entrano nello spazio dal loro presente, e quello in cui dopo un’ora si ritrovano invecchiati, per assomigliare a quell’età che hanno e ancora loro non vedono.