Arlecchino nel futuro. Ne parliamo con Mariano Dammaco e... Arlecchino...

Dal 10 al 22 dicembre al Teatro delle Passioni di Modena

10 dicembre 2024

Commedia dell’arte e fantascienza, l’artigianato delle maschere dello zanni e una avveniristica macchina del tempo, il teatro analogico dei corpi e l’intelligenza artificiale degli schermi: è un infinito gioco di doppi il nuovo spettacolo di Mariano Dammacco e Serena Balivo. Basta il titolo, Arlecchino nel futuro, a dare conto di una sintesi tra ieri e domani all’insegna del teatro. Un teatro del presente, che non perde mai il suo contatto con corpi, voci e storie. Noti per la propria ricerca pluriennale su un teatro d’arte a vocazione popolare, il drammaturgo, regista e pedagogo teatrale Dammacco e l’attrice Balivo presentano in prima assoluta un nuovo testo originale che traspone la maschera dello zanni in uno scenario distopico, per offrirci con la Commedia dell’Arte una visione sul futuro prossimo dell’umanità che possa essere una lente attraverso la quale guardare la vita di oggi.

Abbiamo incontrato la Compagnia durante le prove, ecco cosa ci hanno raccontato Mariano Dammacco e…Arlecchino…

Lo spettacolo, prodotto da ERT/Teatro Nazionale, si vedrà in prima assoluta al Teatro delle Passioni di Modena dal 10 al 22 dicembre. In scena con Balivo l’attrice Eleonora Ruzza, mentre Dammacco (in corsa agli Ubu nella categoria Nuovo testo italiano/scrittura drammaturgica per La morte ovvero il pranzo della domenica) firma la regia e la drammaturgia in collaborazione con Gerardo Guccini, studioso di teatro già docente di Drammaturgia presso l’Università di Bologna.

Arlecchino nel futuro è una farsa ambientata nel Nord Italia esattamente fra un secolo, nel 2124, tra androidi, astronavi, paure e speranze. L’umanità non si è estinta, non c’è stata una guerra atomica né un asteroide ha impattato sulla Terra, ma fa molto caldo, e il genere umano è pronto a migrare sulla Luna dove spera di trovare un futuro migliore. “Di fronte alle gravi questioni – scrive Mariano Dammacco – alle inquietudini e alle inevitabili paure rispetto al futuro, dalla crisi climatica alle incognite legate agli ulteriori sviluppi dell’intelligenza artificiale e della tecnologia, la scelta di una farsa risponde alla volontà di condividere con gli spettatori uno sguardo su argomenti sensibili scartando un taglio da reportage o saggio sociologico e affidandoci invece agli strumenti tradizionali del Teatro: un racconto, dei personaggi con i loro conflitti, sentimenti e contraddizioni, per provare insieme a non giudicarci bensì a osservarci e interrogarci, con leggerezza e allegra sfrontatezza”.

Il protagonista dello spettacolo cerca un espediente per poter andare a vivere anche lui sulla Luna, nonostante abbia la fedina penale sporca per aver gettato la plastica nell’umido. Da bravo Arlecchino, a un paio di giorni dalla grande migrazione, indossa i panni del padrone del negozio di una famosa catena dove fa le pulizie, nella speranza di riuscire a vendere a qualcuno in partenza un androide, ovvero un sistema di intelligenza artificiale dotato di un corpo simile a quello degli esseri umani, con cui sostituirsi all’ultimo momento e tentare la fortuna sul satellite. Le due attrici interpretano alternativamente Arlecchino, e diversi altri personaggi, indossando sul volto delle maschere realizzate dal Maestro Renzo Sindoca e dall’artigiano e giovane Maestro Leonardo Gasparri.

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