Tra arte visiva e danza. “Orizzonti del Corpo”: le MicroDanze a Palazzo da Mosto

Dal 12 novembre al 16 gennaio a Reggio Emilia

12 novembre 2021

Con l’obiettivo di sperimentare un incontro inedito tra diversi linguaggi della visione e tra la materia dell’arte e i corpi della danza, a Reggio Emilia è nato un  progetto che unisce arti visive, performative e tecnologia. S’intitola Orizzonti del Corpo e – come vi abbiamo anticipato in Dance Land il podcast di RadioEmiliaRomagna interamente dedicato alla danza che si programma in regione – è realizzato da Fondazione Palazzo Magnani e Fondazione Nazionale della Danza/Aterballetto . Il progetto prenderà corpo dal 12 novembre 2021 al 16 gennaio 2022 nello spazio dello storico Palazzo da Mosto. L’intreccio si compone di un percorso espositivo a cura di Marina Dacci che si sviluppa in otto sale con una trentina di opere d’arte, in stretta connessione con sei MicroDanze, progetto di performance brevi curato da Gigi Cristoforetti che nella video-intervista racconta il progetto nella sua interezza. A questo speciale connubio va peraltro incontro la tecnologia con strumenti virtuali e immersivi che rendono possibile assistere alle performance durante tutta la durata della mostra, anche quando i danzatori non sono presenti dal vivo, come accadrà invece nelle giornate di apertura e di chiusura.

L’abbinamento tra danza e arte non è certo inusuale, e rappresenta anzi una frontiera assai fertile della multidisciplinarietà che caratterizza presente e futuro delle arti, ma questo progetto si distingue per lo statuto inedito dell’incontro. In questa occasione, spiega Marina Dacci “c’è uno scambio paritetico, l’arte non è proposta come ‘decorazione scenografica’ della danza, bensì come elemento arricchente, moltiplicatore di evocazioni e suggestioni che si snoda in un coerente percorso parallelo. Queste reciprocità, fatte di incroci e sovrapposizioni, di molteplici stimoli visivi e sonori, generano risonanze che incoraggiano il visitatore a vivere un’esperienza potente.” Alle opere dei tredici artisti invitati – Leonardo Anker Vandal, Bianco-Valente, Fabrizio Cotognini, Antonio Fiorentino, Silvia Giambrone, Gianluca Malgeri, Matteo Montani, Mustafa Sabbagh, Vincenzo Schillaci, Namsal Siedlecki, Sissi e Giovanni Termini (tutti italiani o basati in Italia da tempo) – sono affiancate per assonanza sei MicroDanze firmate da cinque coreografi, alcuni emergenti, altri decisamente affermati: Saul Daniele Ardillo, Ina Lesnanowski, Philippe Kratz, Angelin Preljocaj, Diego Tortelli, performance di pochi minuti,  per uno o due, tre interpreti, destinate a spazi ristretti e a una fruizione espositiva. “Proprio come le opere degli artisti – sottolinea Dacci – le MicroDanze si interrogano sulla definizione di identità personale e su quella di spazio vitale”. Percorrere le sale del quattrocentesco Palazzo da Mosto “è come leggere un racconto a capitoli che ci conduce dentro visioni differenti, ma intimamente connesse alla nostra storia, ai dubbi e alle tensioni che ci accompagnano, indossando occhiali diversi sulle stesse eterne domande. Chi siamo. Da dove veniamo. Chi vorremmo essere. Cosa potremmo fare. Dove vorremmo andare. Un viaggio, tanti viaggi dentro e fuori di noi che le opere degli artisti ci invitano a compiere”.

Le sei performance ospitate nel progetto sono peraltro parte di un corpus di tredici MicroDanze prodotto dalla Fondazione Nazionale della Danza/Aterballetto,  presentate in prima assoluta ad Atene il 9 e 10 ottobre, nell’ambito del progetto europeo An ideal city.

Video

MicroDanze | Intervista a Gigi Cristoforetti