Identità e finzione. Carlo Cecchi è Enrico IV di Pirandello

Al Teatro Comunale di Russi il 30 gennaio

24 gennaio 2018

Al Teatro Comunale di Russi, il 30 gennaio, Carlo Cecchi porta in scena Enrico IV di Luigi Pirandello. Enrico IV è una pietra miliare del teatro pirandelliano, riassume i temi cruciali della sua poetica: l’intreccio tra normalità e follia e tra forma e vita, la perdita d’identità, l’ironia, il rapporto tra  realtà e  finzione, le maschere che siamo costretti e indossare nel quotidiano. La trama è questa: durante una rievocazione storica, mentre impersonava l’imperatore di Germania (vissuto nell’XI secolo), un uomo (del primo Novecento) cade da cavallo e la caduta gli causa un trauma psicologico, crede di essere veramente il personaggio che rappresentava. Con l’aiuto di quattro uomini, pagati da altri per fingersi suoi consiglieri, per anni vive una vita patinata e fiabesca nei panni dell’imperatore. A un certo punto riconquista la memoria e la ragione ma continua a simulare la pazzia, per ragioni legate a quella caduta da cavallo nient’affatto casuale. Osserva così, nascosto dietro le quinte della realtà, la grande sceneggiata predisposta per lui (ed emblematica delle ipocrisie e miserie dell’intera società). Carlo Cecchi, che rimaneggia il testo di Pirandello e lo riconsegna più essenziale, rende quella pazzia una scelta consapevole fin dall’inizio, aumentando così il suo valore di strumento psicologico di rivalsa contro una società che pretende di ridurre le persone alle proprie definizioni. Azzerata la tradizionale connotazione patologica, si apre spazio ad altri contenuti artistici e umani legati ai temi – attualissimi – dell’essere e dell’apparire e della “commedia umana” intrisa di supponenza (da Cecchi messa alla berlina) di chi tutto vorrebbe controllare e manipolare. Accanto a Carlo Cecchi – che dopo avere adattato il testo pirandelliano lo guida in veste di regista e lo interpreta indossando i panni tragicomici del protagonista, Enrico IV – sul palco troviamo Angelica Ippolito, nelle doppie vesti della novecentesca Marchesa Spina e la medioevale Matilde; poi Roberto Trifirò nel ruolo di suo marito Barone Tito Belcredi, un tempo rivale di “Enrico”, e Chiara Mancuso nel ruolo di sua figlia Frida. Il Dottor Dionisio Genoni, medico che cerca di guarire un paziente più sano di lui, è interpretato da Gigio Morra. I quattro finti consiglieri che completano il cast hanno la presenza scenica di Federico Brugnone, Matteo Lai, Dario Iubatti e Davide Giordano. Rispetto al testo originale del drammaturgo siciliano, in questa pièce – prodotta da Marche Teatro – sono rafforzate anche le dinamiche relazionali degli altri personaggi e con loro la critica sociale, la patina caricaturale e l’umorismo che ribalta la tragedia trasformandola in farsa. Cecchi rende più incisivi anche gli elementi di “teatro nel teatro”, le mascherate che aumentano la confusione tra realtà e finzione e rimarcano l’importanza del pensiero libero. Le scene sono di Sergio Tramonti, i costumi di Nanà Cecchi, le luci di Camilla Piccioni.