Xing | Claudia Castellucci: danza “carnale” tra deserto e memoria

03 ottobre 2025

Nel centro storico di Bologna, dentro la Ex Chiesa di San Barbaziano – uno spazio restituito alla città come “rovina urbana” sottratta all’abbandono dal recente restauro – il 16 ottobre Xing riattiva il formato Hole con L’Infinito Carnale. Dialogo tra Antonio d’Egitto e Ilarione di Gaza di Claudia Castellucci. Due repliche, alle 19.30 e alle 22.00, per un incontro rarefatto tra gesto, parola e ascolto, in un luogo che porta ancora addosso i segni dei suoi usi successivi alla sconsacrazione: fienile, magazzino militare, officina, autorimessa. Segni che il restauro ha scelto di non cancellare, trasformandoli in racconto. 

L’opera di Castellucci – drammaturga, coreografa, didatta, cofondatrice della Societas Raffaello Sanzio – nasce come una danza per la Compagnia Mòra e si appoggia a un dialogo da lei scritto tra due eremiti cristiani, Antonio d’Egitto e Ilarione di Gaza: un maestro e un giovane discepolo nel deserto della Tebaide, dove “non c’è niente da vedere e niente si muove: tutto è Passato” e l’unica novità possibile è quella che ciascuno sa trovare in sé. Una dichiarazione d’intenti che l’autrice formula con nettezza: “L’istinto a creare qualcosa che non c’è rivela il bisogno di rappresentare il mondo, e non soltanto di utilizzarlo”. Come sempre nei lavori di Castellucci, già Leone d’Argento dalla Biennale Danza di Venezia (nel 2020) la parola non illustra il movimento, lo misura. La drammaturgia è concepita infatti in forma ritmica e i danzatori avanzano “battuta dopo battuta” dentro un habitat sonoro che rende udibile il pensiero. 

In scena Sissj Bassani e Pier Paolo Zimmermann abitano la partitura fisica. Il dialogo è affidato a Adele Masciello e allo stesso Zimmermann; la composizione sonora e musicale è di Stefano Bartolini; le luci, architettura invisibile dell’azione, portano la firma di Gianni Staropoli. L’epilogo veste abiti di Haimana, Moldova. Lo spettacolo esalta una scelta di nudità formale, grazie alla quale la Compagnia Mòra riprende l’antichissima pantomima per “farsi giudicare” dalla povertà estrema di varianti temporali e materiche, cercando nella semplicità la precisione del senso. 

Hole, il dispositivo con cui Xing dal 2022 occupa luoghi non istituzionali ridefinendoli temporaneamente come spazio pubblico, trova nella Ex Chiesa di San Barbaziano una cassa di risonanza esemplare: l’edificio, sottratto all’abbandono da un restauro conservativo voluto dalla Direzione Regionale Musei Nazionali Emilia-Romagna e MiC – Musei Nazionali di Bologna, restituisce alla comunità un “edificio-racconto”, dove l’intervento contemporaneo non copre, ma espone la memoria d’uso, gli incidenti, le scritture del tempo. Qui la danza di Castellucci si mette a distanza dalle cornici teatrali e ascolta la materia del luogo, affinché il deserto evocato dal testo possa trovare una sua eco nel vuoto misurato della navata.