- Data di pubblicazione
- 27/03/2025
- Ultima modifica
- 27/03/2025
Comunità, accessibilità, resistenza. L’Emilia-Romagna festeggia la giornata mondiale del Teatro
Istituita nel 1961, si celebra il 27 marzo
“Può il teatro sentire il grido di aiuto che i nostri tempi stanno lanciando, in un mondo di cittadini impoveriti, rinchiusi in celle di realtà virtuale, trincerati nella loro soffocante privacy? In un mondo di esistenze robotizzate all’interno di un sistema totalitario di controllo e repressione in ogni ambito della vita?” Comincia così, con una domanda gravida di molte domande sul futuro, il messaggio che il regista greco Theodoros Terzopoulos ha scritto per la Giornata Mondiale del Teatro 2025. Istituita nel 1961 dall’International Theatre Institute (ITI) dell’UNESCO per promuovere il valore universale del teatro e il suo impatto sulla società, questa speciale Giornata, che si celebra in tutto il mondo il 27 marzo, si caratterizza proprio per la diffusione di un messaggio, un invito alla riflessione lanciato da una personalità del mondo della scena. Quest’anno, il messaggio di Terzopoulos, maestro della scena internazionale noto per la sua visione del teatro come rito sacro e universale e molto apprezzato anche in Italia (è recente il successo della sua Oresteia all’Olimpico di Vicenza, su invito di Marco Martinelli ed Ermanna Montanari) è un invito a celebrare il valore del teatro come agorà del dialogo.
“In un’epoca di incertezze e trasformazioni, quale quella che stiamo vivendo, il teatro continua a essere uno spazio irriducibile di libertà e creatività che vogliamo e dobbiamo sostenere – afferma l’assessora regionale alla Cultura, Gessica Allegni. Il messaggio del regista Theodoros Terzopoulos ci invita a riscoprire il valore profondo del teatro come rito collettivo, spazio di resistenza e strumento per ritrovare un senso di comunità. Valori che trovano spazio fertile nella nostra regione, terra di tradizione e passione teatrale, dove 129 comuni su 330 hanno una sede teatrale e sono 117 i teatri storici e 213 le sedi di teatro in generale. A prova del fatto che l’Emilia-Romagna ha saputo custodire la propria tradizione e al tempo stesso innovare rendendo il teatro un luogo di inclusione e partecipazione”.
Il linguaggio antichissimo di un corpo di fronte ad altri corpi sembrerebbe rischiare la sua stessa sopravvivenza di fronte a metaversi e mirabolanti innovazioni dell’intelligenza artificiale, ma il teatro continua invece a essere un faro, l’arena del rito, il luogo ultimo in cui l’umano rigenera se stesso raccontandosi. “Dioniso – conclude Terzopoulos – pone una domanda ontologica fondamentale: ‘Qual è il senso di tutto questo?’ una domanda che spinge il creatore verso un’indagine sempre più profonda sulle radici del mito e sulle molteplici dimensioni dell’enigma umano. Abbiamo bisogno di nuovi modi narrativi che coltivino la memoria e creino una nuova responsabilità morale e politica per fuoriuscire dalla multiforme dittatura del Medioevo odierno”.