“A denti stretti”. La seconda edizione di Canile Drammatico

Dal 15 al 18 maggio a Parma

15 maggio 2025

S’intitola A denti stretti la seconda edizione di Canile Drammatico Festival. Un titolo che dice molto dello sguardo che le giovani generazioni rivolgono al mondo attorno, del modo in cui lo affrontano, lo leggono, lo sfidano. Con ironia, fragilità, determinazione e qualche smorfia di dolore che si trasforma – grazie al teatro – in risata condivisa. Dal 15 al 18 maggio, Parma torna a ospitare uno dei festival più originali e audaci del panorama teatrale nazionale, dedicato alle nuove generazioni ma aperto a tutti coloro che credono che l’arte possa ancora interrogare, provocare e, soprattutto, far comunità.

Il festival nasce da un lutto, dalla perdita prematura dell’attore parmigiano Federico Cornoni, scomparso nel 2023. Ma la Fondazione che porta il suo nome ha scelto fin da subito di non indulgere al tono elegiaco: Canile Drammatico è un luogo di vitalità, un laboratorio multidisciplinare dove la comicità – corporea, testuale, musicale – incontra la profondità del presente. Quattro giorni ricchi di spettacoli, danza, stand-up comedy, laboratori, performance partecipative e dj set, con la voglia di esplorare il contemporaneo da angolazioni impreviste e spesso scomode. Il tutto tra il Teatro Europa e lo spazio Ratafià, luoghi simbolo della scena indipendente cittadina.

Si parte giovedì 15 maggio alle ore 19 al Teatro Europa con Calcinculo di Babilonia Teatri, una miscela esplosiva di teatro e concerto che alterna lirismo e sberleffo, con Enrico Castellani e Valeria Raimondi accompagnati dal musicista Lorenzo Scuda (Oblivion). È uno spettacolo che non fa sconti, che interroga le nostre paure e smonta le illusioni del presente, tra neon, synth e una scrittura che graffia. Alle 21 al Ratafià prende il via il primo Dopofestival Randagio, cuore conviviale del Canile, con Valentina Medda e la sua A bocce ferme: stand-up comedy feroce e insieme delicata, dove si ride (molto) ma ci si interroga anche su cosa significhi essere donna, essere politicamente consapevoli, essere fragili.

Venerdì 16 si comincia con Memori (ore 19, Teatro Europa), di Nicola Lorusso e Giulio Macrì, un duetto grottesco che intreccia filosofia e comicità, con due anime perse in un limbo metafisico alla ricerca della loro identità, tra maschere, paradossi e memoria. Alle 21.30 spazio alla danza: Francesca Santamaria porta in scena Good vibes only (beta test), una coreografia pungente che esplora lo scrolling compulsivo e l’alienazione contemporanea. A seguire, Vittorio Pagani con Superstella, omaggio ironico alle icone pop, da Fellini a Joyce Carol Oates, tra danza, video, riflessioni sull’arte e il culto della celebrità. Alle 23 si torna al Ratafià per un altro appuntamento imperdibile: la Comedy Battle guidata da Diego Piemontese, sei comici sul palco, cinque minuti a testa, un solo vincitore decretato dal pubblico. Nessuna giuria, solo risate e voti. Un’arena comica dove l’unica regola è far ridere.

Il 17 maggio si apre alle ore 19 con Dov’è la Vittoria del collettivo BEstand: una satira politica nerissima su una leader populista immaginaria, ma pericolosamente verosimile. Vittoria è un personaggio da fumetto distopico, ma racconta in controluce molte derive dell’attualità. Tra trasformismi e slogan, si ride per non piangere. Alle 21.30 debutta in anteprima nazionale Io sono verticale di Francesca Astrei, un piccolo gioiello di drammaturgia intima e tagliente, che affronta il tema della depressione senza retorica, con ironia e sensibilità. Un monologo che tocca corde profonde e riesce a far luce sul buio che spesso non trova parole.

A chiudere la serata, dalle 23 al Ratafià, il DJ set di Gabriele Anzaldi, che mescola trash italiano e beat elettronici, per una festa liberatoria a ritmo di decostruzione sonora.

L’ultima giornata comincia in modo inusuale: Déjà vu / Parma di Alessandro Businaro, alle 12.30 nel cortile del Teatro Europa. Una performance partecipativa sul cibo e la ritualità, frutto di una ricerca tra le cucine e le voci di Parma, che si conclude attorno a una tavola imbandita. Alle 15 al Ratafià si terrà Siamo alle solite, tavola rotonda sulla creatività emergente a cura di Stratagemmi, per riflettere su modelli produttivi e strategie condivise, in un settore che spesso isola invece di connettere. Alle 17 si torna in sala con Luigi Ciotta e il suo Abattoir Blues, regia di Adrian Schvarzstein: uno spettacolo tra circo e teatro di figura, che racconta con ironia crudele il mondo dei macelli, e per estensione, l’assurdità della condizione umana e animale.

Gran finale alle 18.30 con il DJ set di Simone Baroni e Lorenzo Donadei, tra tastiere giocattolo e circuit bending. Una chiusura anarchica e affettuosa, che riassume in musica lo spirito randagio del festival. Ma il Canile non si ferma qui. A luglio (19-20) si sposta a Bore, piccolo comune appenninico, con una performance site-specific costruita sui racconti degli abitanti. Un sentiero teatrale tra boschi e memoria, tra Resistenza e migrazioni. Un modo per portare il teatro dove di solito non arriva, con il progetto triennale FaTiCa a margine, in rete con altri festival di zone marginali.