Finale di Partita. Sulla scacchiera di Beckett c’è Teatrino Giullare

Il pluripremiato spettacolo per festeggiare i 25 anni della Compagnia. Il 30 dicembre a Castel Maggiore

29 dicembre 2021

Il titolo originale è Fin de partie, perché secondo la sua consolidata abitudine, pur essendo irlandese Samuel Beckett ha scritto molti dei suoi drammi in francese, ritraducendoli poi in un secondo momento in inglese: un esercizio necessario – quello di scrivere in una lingua acquisita – per arrivare dritti al cuore delle parole e del loro senso universale senza perdersi in troppe coloriture e metafore. D’altronde Finale di partita, pièce del 1957, è proprio una delle opere più significative di Beckett, anche per il suo stile chirurgico nel rappresentare l’immobilità e lo sconcerto dell’essere umano dopo la tragedia inimmaginabile della Seconda guerra mondiale e della bomba atomica. Il titolo è ispirato al modo in cui viene chiamata la parte finale di una partita a scacchi, quando sulla scacchiera non sono rimasti che pochissimi pezzi. Nelle mani di Teatrino Giullare il capolavoro di Beckett, in scena il 30 dicembre alle ore 21.00, presso il Teatro Biagi D’Antona di Castel Maggiore, come ultimo atto della prima parte di Agorà, diventa una partita a scacchi tra attori-giocatori che muovono le pedine e i personaggi in una delle storie più significative ed enigmatiche della drammaturgia del Novecento.

Fin dal 1996 la pluripremiata compagnia indaga la drammaturgia attraverso la costruzione di strumenti teatrali inconsueti e un’originale commistione di arti e artifici scenici. Con la direzione degli attori e registi Giulia Dall’Ongaro ed Enrico Deotti, Teatrino Giullare ha messo in scena testi dalla drammaturgia antica fino alla contemporaneità tramite visioni inedite che si servono di manichini, figure, pupazzi e altri speciali oggetti di scena. Tra gli autori rappresentati ci sono Euripide, Aristofane, Plauto, Bernhard, Koltès, Pinter, Jelinek, Shakespeare oltre a scritture proprie e testi di autori contemporanei italiani. E non poteva di certo mancare Beckett, di cui peraltro proprio di recente hanno regalato al pubblico una speciale versione “seriale” dei Giorni Felici, realizzata durante il lockdown del 2020 e pubblicata a episodi sul social della compagnia.

Questa speciale versione di Finale di Partita è invece un riallestimento realizzato per i venticinque anni del gruppo teatrale di un’opera portata in scena oltre quindici anni fa che ha ottenuto tantissimi riconoscimenti come il Premio speciale UBU 2006, il Premio nazionale della critica 2006 e il Premio della giuria al 47° Festival internazionale Mess di Sarajevo nel 2007. Il capolavoro di Beckett, che racconta del rapporto “assurdo” tra Hamm, un anziano signore cieco ed incapace di reggersi in piedi, ed il suo servo Clov, che al contrario non è capace di sedersi, è visto qui attraverso le possibilità di movimento di due pedine da scacchi e la tensione e la partecipazione dei due giocatori. Durante tutta la partita, l’insensatezza, la miseria, l’umanità si rivelano tragicomicamente, nel pieno stile della geniale compagnia di Sasso Marconi che non a caso delle altrettanto tragicomiche opere di Beckett riesce a regalare riletture e adattamenti particolarmente arguti. “L’affinità tra il contenuto del testo e il gioco degli scacchi – scrivono nelle note – è stata manifestata dallo stesso Beckett e il finale di partita è la terza e ultima parte dell’incontro nel gioco degli scacchi. Una fase distinta dal ridotto numero di pezzi superstiti sulla scacchiera e dal fatto che il re non è più soltanto un pezzo da difendere ma diventa anche una figura di attacco”.

 

In occasione dello spettacolo di fine anno, seguirà l’inaugurazione del nuovo progetto di arredi artistici del Teatro Biagi D’Antona voluto dalla stagione Agorà e dal Comune di Castel Maggiore. Gli interventi sono a opera dell’art designer Antonio Mastrorocco, che ha tra le punte di eccellenza del suo lavoro il riutilizzo creativo di oggetti d’arredo e materiali che divengono vere e proprie opere artistiche. Il progetto nasce dall’idea di Elena Di Gioia, direttrice artistica di Agorà: “I teatri e gli spazi culturali sono luoghi di produzione artistica e creativa aperti alla fruizione di visitatori e spettatori. Alla cura con la quale la Stagione Agorà ha programmato gli spettacoli e le iniziative delle varie stagioni, il Teatro Biagi D’Antona aggiunge la cura della accoglienza di pubblico e artisti in uno spazio arredato con oggetti di design che nella loro composizione creativa ne valorizzano ulteriormente il prezioso significato culturale”.