Il fuoco era la cura. Sotterraneo porta in scena Fahrenheit 451 di Ray Bradbury

Dal 6 all’8 dicembre all’Arena del Sole di Bologna

03 dicembre 2024

Non hanno ancora compiuto vent’anni di vita come compagnia, ma hanno già ottenuto tutti i più importanti riconoscimenti nazionali, riuscendo nell’impresa di vincere per due volte il Premio Ubu per il migliore spettacolo dell’anno nel giro di pochissimo tempo, prima con Overload (2018) e poi con L’Angelo della Storia (2022). Complice uno stile che fonde ironia tagliente e intelligenza estrema, il collettivo fiorentino Sotterraneo (Sara Bonaventura, Claudio Cirri, Daniele Villa) rappresenta infatti un modo d’intendere il teatro che oggi convince sia gli spettatori più abituati al linguaggio della scena che le giovanissime generazioni. Quello che si vedrà dal 6 all’8 dicembre all’Arena del Sole è un esperimento in perfetta coerenza con la filosofia di un gruppo che non smette mai di interrogarsi sul senso del rapporto tra scena e società. Il fuoco era la cura, produzione di Teatro Metastasio di Prato, Sotterraneo, Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa ed ERT / Teatro Nazionale, è infatti un lavoro che la compagnia ha ideato e diretto non per sé ma per Flavia Comi, Davide Fasano, Fabio Mascagni, Radu Murarasu, Cristiana Tramparulo, ovvero per un gruppo di altri performer, che accolgono la sfida di confrontarsi con una visione e una lingua estremamente riconoscibile.

Lo spettacolo è ispirato a un capolavoro della letteratura del Novecento, Fahrenheit 451 di Ray Bradbury, romanzo che descrive un futuro in cui è vietato leggere pena l’arresto, schermi costantemente accesi alienano il tempo libero delle persone e il tentativo di pensare causa malessere fisico. In questo mondo il corpo dei pompieri non è più impiegato per spegnere gli incendi, bensì per bruciare i libri e se necessario i loro possessori. Come in tutti i regimi totalitari, esiste una comunità segreta di dissidenti, le persone-libro, che si impegnano a imparare a memoria un grande classico della letteratura mondiale, per salvarlo dall’oblio e tramandarlo così alle generazioni future.

Il romanzo, uscito nel 1953, è ambientato negli anni ‘20 del XXI secolo, vale a dire oggi. “Quindi Bradbury si è sbagliato?” si chiede Sotterraneo. “Dipende come intendiamo la distopia una previsione sul futuro che a un certo punto viene confermata/smentita oppure un allarme sul presente che continua a rinnovarsi? Il fuoco era la cura attraversa e rilegge liberamente Fahrenheit 451, lo consuma come si fa con un romanzo amato, letto mille volte e trascinato in mille luoghi; lo sporca, lo dimentica da qualche parte e poi lo ritrova, mentre la copertina sbiadisce, la carta si scolla e le pagine si riempiono di appunti, biglietti, segnalibri e ricordi”.

In scena, i cinque performer si identificano con i personaggi della storia, si muovono in senso orizzontale mappando proprio tutto ciò che Bradbury non spiega o non racconta, creando linee narrative parallele, deviazioni teoriche sulla possibilità oggi di derive totalitarie, costruendo così anche le cronache di un tempo intermedio, fra il nostro presente e un futuro anticulturale, in cui l’istupidimento ci allontana dal fardello del pensiero complesso.