Giuliana Musso in White Rabbit Red Rabbit
La famosa sfida teatrale approda al Teatro Laura Betti di Casalecchio, il 9 novembre
Giuliana Musso, Premio Hystrio alla drammaturgia 2017, è una delle più importanti autrici-perfomer del teatro di narrazione e d’indagine italiano, i suoi lavori, prodotti da La Corte Ospitale di Rubiera, contemplano indignazione e ironia e trattano gli argomenti del giornalismo d’inchiesta con la delicatezza del teatro di poesia. Nascita, morte, fede, sesso, guerra, sono i temi che Musso porta in scena, il più delle volte in forma di monologo. Questa volta la vedremo però impegnata in tutt’altra sfida, il 9 novembre, al Teatro Laura Betti di Casalecchio in occasione dell’apertura della stagione teatrale 2018-2019.
Più che uno spettacolo, un esperimento sociale, si dice di White Rabbit Red Rabbit, ma di vera sfida si tratta perché l’attrice o l’attore che interpreta questo testo lo fa per un’unica volta, senza regia e senza prove, apre la busta sigillata che contiene il testo sul palco e ne condivide il contenuto con il pubblico. Una sedia, un tavolo, due bicchieri, gli orpelli concessi. E ci sono regole da rispettare: chi decide di portare in scena il testo di Nassim Soleimanpour non può averlo visto prima. Deve arrivare sul palco portando in dote coraggio e leggerezza, intraprendenza, ironia ed intelligenza.
Scritto nel 2010, tradotto in 25 lingue, con più di mille repliche in tutti i continenti – tra i molti che lo hanno interpretato Whoopi Goldberg, Ken Loach, Fabrizio Gifuni, Emma Dante, Davide Enia, Iaia Forte, Enrico Ianniello e Giovanni Esposito – il testo teatrale è stato scritto dall’iraniano Soleimanpour all’età di 29 anni, in un momento in cui non aveva possibilità di comunicare con l’estero. Non è un testo politico e non deve essere descritto come tale, il suo contenuto è metaforico e distante da ogni orientamento politico. Tutti i media e i giornalisti non possono trascurare il fatto che l’autore sia nato in Iran. La richiesta ai giornalisti che lo vedono è che siano attenti e prudenti nei loro resoconti ed articoli per non causare danni all’autore, che oggi vive a Berlino. Si chiede inoltre di non svelare il contenuto del testo, di non scrivere recensioni in senso ‘tradizionale’, ma di porre l’accento sul fatto che, nonostante tutte queste premesse, White Rabbit Red Rabbit è prima di tutto il sogno realizzato di un dialogo impossibile, un gioco teatrale contro ogni censura e ogni distanza geografica e culturale, un incontro ravvicinato che lascia tracce profonde, perché mette sullo stesso piano emotivo autore, attore e spettatore.
Si tratta di un esperimento importante non solo sul fronte artistico, ma anche su quello organizzativo e produttivo. 369gradi, diretta da Valeria Orani grazie a questo esperimento rompe le regole tradizionali del mercato e mette in atto un dialogo che vede coinvolti in egual misura teatro, artista e produzione.
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- Data di pubblicazione
- 06/11/2018
- Ultima modifica
- 06/11/2018