Invisible piece: Il cigno pop di Cristina Kristal Rizzo

Il 7 aprile a Novafeltria

01 aprile 2019

Può La morte del cigno può essere pop? Può essere contemporanea e fruibile a tutti? Che ruolo ha lo sguardo in quello che accade in scena? Da queste domande è nato Invisible Piece, spettacolo storico di Cristina Kristal Rizzo, in scena il 7 aprile alle 18 al Teatro Sociale di Novafeltria. Il debutto del balletto a San Pietroburgo nel 1905 segnò l’inizio di una leggenda. Quella Morte del Cigno che Michel Fokine compose su un pezzo di Camille Saint-Saëns appositamente per Anna Pavlova, appena diventata prima ballerina del Marjinskij, sarebbe diventato il simbolo del nuovo balletto russo. Una tecnica straordinaria e un’espressività capace di generare profonde emozioni consegnarono il balletto alla storia fin da subito, tanto che Pavlova si trovò a replicare lo spettacolo un’infinità di volte e si narra che sul letto di morte invocasse ancora il suo costume di cigno. Un solo da sogno e da leggenda, dunque, che ha segnato l’immaginario di un secolo.

Con un’eredità così grande, e nel suo stile inconfondibile, si è confrontata la Rizzo, a sua volta un pezzo di storia della danza contemporanea. La coreografa, autrice di lavori di raffinata intelligenza e grande potenza espressiva, è stata infatti co-fondatrice di Kinkaleri da cui nel 2008 si è staccata per intraprendere un percorso autonomo di produzione e di riflessione teorica che l’ha portata ad essere ospite dei più importanti festival della nuova scena internazionale. In Invisible piece (contemplation piece, involving piece, dead piece da La Morte del Cigno danzata da Anna Pavlova nel 1924 recita il lungo sottotitolo) mentre il pubblico si confronta con la visione originale, la dancemaker è sola al centro della scena e, attraverso una traduzione simultanea dell’antica versione, tradisce la partitura provando a ricostruire dal vivo la relazione primaria tra immagine assente e movimento presente, raccogliendo e amplificando il puro gesto coreografico, coinvolgendo in una sorta di gioco di doppi sfalsati, lo sguardo stesso del pubblico. L’opera, infatti, come spiega l’artista “è un’opera politica, che sposta lo sguardo, che spinge chi guarda a cambiare l’intensità e il punto di vista, a confrontarsi. Nella reinterpretazione viene rimandata una visione che si scontra e si incontra con altre due visioni: quella oggettiva di un video che passa le immagini e quella soggettiva che ciascuno vive nel guardare un pezzo che è in un altrove spaziale e temporale e nello stesso tempo resta davanti ai propri occhi”. I film in scena sono a cura di Luca Mattei e della stessa Rizzo, che firma concept, coreografia, danza, suono e luce, con la consulenza storica di Stefano Tomassini.

Lo spettacolo fa parte del progetto di rete promosso dai teatri della Romagna E’ BAL – Palcoscenici romagnoli per la danza contemporanea, con il sostegno di ATER – Circuito Regionale Multidisciplinare.