La gioia e la fatica di essere vivi. My Fierce Ignorant Step di Papadopoulos al Festival Aperto

17 novembre 2025

Dopo successi come Ion, Elvedon e Larsen C, Christos Papadopoulos approda al Festival Aperto con My Fierce Ignorant Step, un’opera insieme intima e corale che affonda nelle sue memorie sonore d’infanzia: frammenti di esperienze condivise che molti greci riconoscerebbero come parte del proprio orizzonte culturale. Da questo immaginario  la coreografia trae il suo interrogarsi sulla giovinezza, il coraggio, lo slancio vitale — sulla gioia e la fatica di essere vivi.

Al centro della ricerca, l’idea di togetherness, una comunanza che intreccia politica e affetto, ritmo e relazione, corpo e suono. Ne scaturisce un viaggio nella memoria collettiva, in cui il corpo si fa voce e la voce si trasforma in movimento: è in questo spazio carico di risonanze che prende forma la nuova creazione del coreografo greco, attesa mercoledì 19 novembre, alle 20.30 al Teatro Ariosto.

In scena, dieci danzatori trasformano il respiro in suono e la voce in gesto, dando vita a un flusso coreografico che cresce come un’onda: un continuum fatto di energia, delicatezza e decisione, sempre in ascolto reciproco.  La coreografia si fa così minimale e potentissima, attraversata da pulsazioni raccolte e condivise che trasformano i danzatori in veri e propri strumenti viventi. Al centro della ricerca, Papadopoulos colloca l’influenza sotterranea di Axion Esti, capolavoro musicale di Mikis Theodorakis ispirato all’opera poetica di Odysseas Elytis. Non è la partitura in sé a guidare la creazione, ma ciò che essa evoca: un paesaggio della memoria che torna a vivere dentro il corpo e che riattiva un passato mai del tutto trascorso.

Christos Papadopoulos è affiancato da un ensemble di interpreti che non sono semplici esecutori, ma collaboratori attivi del processo creativo: Themis Andreoulaki, Maria Bregianni, Amalia Kosma, Georgios Kotsifakis, Sotiria Koutsopetrou, Tasos Nikas, Spyros Ntogas, Ioanna Paraskevopoulou, Danae Pazirgiannidi e Adonis Vais.
La drammaturgia è firmata da Alexandros Mistriotis, mentre la musica originale porta la firma di Kornilios Selamsis, con la presenza del compositore associato Jeph Vanger a rafforzare la dimensione sonora dell’opera.
Il paesaggio visivo prende forma grazie alle scene di Clio Boboti e ai costumi di Maria Panourgia, sostenuti dalle luci di Stefanos Drousiotis, che disegnano lo spazio scenico con precisione quasi scultorea.
Completa il team la preparazione vocale di Apostolis Psichramis, fondamentale per un lavoro che fa della relazione fra respiro, suono e movimento uno dei suoi cardini poetici.