La guerra spiegata ai bambini. Chotto Xenos di Akram Khan Company

Dal 10 al 12 novembre al Teatro Due di Parma

10 novembre 2022

Come raccontare la guerra ai piccoli, ogni giorno esposti a immagini terribili? Come aiutarli a comprendere le vite degli altri con leggerezza e profondità? Per rispondere a queste domande il celebre coreografo e danzatore anglo-bengalese Akram Khan ha ideato uno spettacolo per bambini e ragazzi a partire dagli otto anni, Chotto Xenos, una rilettura dell’ultimo acclamato solo, intitolato semplicemente Xeno. L’imperdibile appuntamento per piccole spettatrici e spettatori e le loro famiglie è al Teatro Due di Parma dal 10 al 12 novembre.

Nei suoi immaginifici lavori in cui mescola slanci lirici e narrazione epica, il coreografo s’interroga puntualmente sul senso delle proprie radici di uomo e di artista nato in Inghilterra da una famiglia originaria del Bangladesh. E proprio intorno al tema della casa, del valore delle radici e della multiculturalità ruotava Chotto Desh del 2015, adattamento per bambini (diretto da Sue Buckmaster) del suo celebre solo autobiografico DESH. Una perla di poesia che accompagnava i giovani spettatori in un’esplorazione profonda e intima del potere dell’animo umano di fronte alle avversità naturali. Con lo stesso spirito adesso è nato Chotto Xenos, un adattamento dello spettacolo creato da Khan nel 2018 in occasione del centenario della Prima guerra mondiale. Lo spettacolo dava voce al sogno sconvolto di un soldato coloniale, rivelando la bellezza e l’orrore della condizione umana nel ritratto di un ballerino indiano il cui corpo abile diventava uno strumento di guerra.

“La pace futura dipende dalla nostra capacità di ispirare le giovani generazioni a essere più tolleranti, di orientarle nella lettura delle cause scatenanti di un conflitto e dei modi per gestirlo”, dice Sue Buckmaster, regista inglese che ha curato l’adattamento e già creatrice di Chotto Desh. In scena un danzatore racconta la sua vicenda, emblematica delle storie di molte migliaia di persone come lui. Lo fa con il suo corpo, in una coreografia piena di delicato umorismo. Grazie a un linguaggio del corpo familiare e spesso infantile, lo spettatore è rapidamente coinvolto nella crudezza di un’esperienza che, con il supporto di pochi elementi scenici e di una potente proiezione cinematografica, si muove senza soluzione di continuità tra il personale e l’universale.