- Data di pubblicazione
- 09/04/2019
- Ultima modifica
- 09/04/2019
La natura celeste di Raffaella Giordano
Il 13 aprile al Teatro Dimora di Mondaino
Può un “io”, incarnato in un corpo che danza, realizzare il sogno di allontanarsi da sé e declinare, per analogia, frammenti del mondo naturale? Può trasformare il proprio pensiero e la propria prospettiva specifica e determinata in un punto di partenza capace di involarsi oltre i limiti dell’umano e di superarsi grazie alla poesia del passo trasformato in danza? Sì, se a farlo è Raffaella Giordano. Dall’incontro con Carolyn Carlson a quello con il Tanztheater di Wuppertal di Pina Bausch, dalla fondazione del collettivo storico Sosta Palmizi al sodalizio con Mario Martone, fino all’oggi costellato di opere corali e solistiche, e di progetti di formazione, la vicenda artistica della straordinaria danzatrice e coreografa è in effetti una delle più intense di sempre, ricca di sfumature, di profondità, declinazioni linguistiche e incontri straordinari.
Un’occasione da non perdere perciò quella offerta dall’Arboreto nell’ambito di E’ BAL – palcoscenici romagnoli per la danza contemporanea, di assistere a Celeste appunti per Natura, in scena il 13 aprile alle 21 al Teatro Dimora di Mondaino. Il lavoro, prodotto da Associazione Sosta Palmizi, con il sostegno del MiBAC e della Regione Toscana, è un solo della Giordano, che affonda le proprie radici in un libro, L’Estate della collina di J. A. Baker, misterioso scrittore inglese che racconta e descrive unicamente la natura, con uno sguardo attentissimo ai suoi caratteri biologici e poetici, dalla manifestazione più minuscola alla vertiginosa grandezza che la comprende.
“Cosa è natura che ama creare, dove la morte. Simile al confine del mondo nel centro di un paesaggio inesistente, il desiderio di creare forme. Il silenzio è denso, leggere le note di un pianoforte, in lontananza. Come i fiori nel prato, fanno capolino i temi di sempre. Il vestito come un cielo o come una terra, la campitura di colore dai contorni imprecisi, il segno di una porosità dell’anima. Caro spettatore ti dono questo mio sentiero, specchio riflesso di un canto celeste”: così Raffaella Giordano racconta la sua opera insieme materica e impalpabile, radicata nella terra e sospesa tra le nuvole, un sogno fatto di energia pura, d’acqua che fluisce e orizzonti marini e silvestri, corse, respiri, pause, soffi, brusii, canti d’uccello, luce e pioggia, accompagnata nel suo viaggio di ricerca da incontri straordinari, complicità e pensieri di Danio Manfredini e Joelle Bouvier, dalla musica per pianoforte di Arturo Annecchino, con indosso un costume come cielo e terra che racconta di un’anima porosa, appunto, realizzato da Giovanna Buzzi e dipinto da Gianmaria Sposito, e con le composizioni astratte di Lorenzo Brusci e le luci di Luigi Biondi.