“La scortecata” di Emma Dante indaga i paradossi della bellezza

A Casalecchio di Reno il 23 gennaio, a Roccabianca il 24 gennaio

22 gennaio 2018

Dedicato nelle intenzioni della regista, Emma Dante,  a tutti coloro che sono riusciti ad invecchiare senza diventare adulti, “La scortecata” sarà in scena in regione per due sere consecutive – martedì 23 gennaio al Teatro Laura Betti di Casalecchio di Reno e mercoledì 24 gennaio al Teatro Arena del Sole di Roccabianca. La pièce, di cui l’acclamata Emma Dante firma anche la scrittura, è liberamente tratta da “Lo cunto de li cunti overo lo trattenimiento de peccerille” di Giambattista Basile.

“Lo cunto de li cunti”, noto anche col titolo di Pentamerone, è una raccolta di cinquanta fiabe raccontate in cinque giornate. Prendendo spunto dalle fiabe popolari, Basile crea un mondo affascinante e sofisticato: il dialetto napoletano dei suoi personaggi, nutrito di espressioni gergali, proverbi e invettive popolari, produce modi e forme espressamente teatrali, tra lazzi della commedia dell’arte e dialoghi shakespeariani.

“La scortecata” è la decima fiaba della prima giornata e narra la storia di un re che si innamora della voce di una vecchia, la quale vive in una catapecchia insieme alla sorella più vecchia di lei. Della vecchia il re riesce a vedere solo un dito, che lei gli mostra dal buco della serratura; la invita a dormire con lui e dopo l’amplesso, accorgendosi di essere stato ingannato, la butta giù dalla finestra. La vecchia però non muore, resta appesa a un albero e grazie all’incantesimo di una fata che passa da lì le diventa una bellissima giovane e il re se la prende per moglie. Dopo il fatidico: “e vissero felici e contenti…” la più giovane, novantenne, chiede alla sorella di scorticarla per far uscire dalla pelle vecchia una pelle nuova.

Con il suo stile inconfondibile, Emma Dante riscrive la fiaba di Basile per indagare il tema della bellezza e dei suoi paradossi e affida l’interpretazione dei tre personaggi a due uomini – Salvatore D’Onofrio e Carmine Maringola – che drammatizzano la fiaba incarnando sia il re che le due vecchie e ricalcando così – nei ruoli femminili – la tradizione di un teatro pre Commedia dell’Arte. Ad evocare il sogno – in una scena quasi vuota – troneggia un castello in miniatura. Gli elementi scenici e i costumi portano la firma della Dante, le luci sono di Cristian Zucaro.

Lo spettacolo, prodotto dal Festival di Spoleto 60 / Teatro Biondo di Palermo in collaborazione con Atto Unico / Compagnia Sud Costa Occidentale.