#laculturanonsiferma. Clown e ombre folli sulla scena di Scaldati

In programma Totò e Vicé e Ombre Folli

21 aprile 2020

Dopo oltre un mese di fitta programmazione, tocca adesso a Enzo Vetrano e Stefano Randisi calcare il palcoscenico virtuale del nostro cartellone #laculturanonsiferma. D’altronde non potevano di certo mancare due colonne del teatro nazionale, maestri di un teatro d’attore antichissimo e popolare che da sempre si fa con strumenti poveri che sulla scena valgono tutto: il corpo, la voce, la capacità di evocare fantasmi, di trascinarci altrove e di farci sognare.

Attori, autori e registi teatrali, Vetrano e Randisi (che lavorano insieme dal 1976) sono entrambi originari di Palermo, città dove hanno cominciato la propria avventura teatrale. Dal 1983, anno di formazione di una compagnia all’interno della Cooperativa Nuova Scena di Bologna, sono un punto fermo del teatro della nostra regione, dove tra molte altre cose hanno scritto, diretto e interpretato decine di lavori, partecipato a spettacoli di Leo de Berardinis, attraversato in lungo e in largo il repertorio pirandelliano e costruito percorsi intorno ai classici con Le Belle Bandiere.

L’archivio insomma è ricchissimo, ma il nostro appuntamento in video con il loro teatro si concentra su sulle riuscite straordinariamente emozionanti di due dei tre testi di Franco Scaldati che hanno portato in scena negli ultimi dieci anni. Sulle orme del poeta dei vicoli palermitani, Vetrano e Randisi hanno infatti dato vita a un teatro di profondissima poesia e umanità, a una originale declinazione di surrealismo magico costruito con soffi di voce, ombre, silenzi, levità.

Si comincia il 21 aprile alle 20:00 con Totò e Vicé del 2011, un’opera diventata letteralmente cult. La complementarità e la dialettica che da quarant’anni esprime la loro poetica comune e la loro saldissima collaborazione ha infatti trovato uno specchio perfetto in parole, gesti, pensieri, giochi dei due teneri e surreali clochard nati dalla fantasia di Franco Scaldati. Totò e Vicé sono legati da un’amicizia reciproca assoluta e vivono di frammenti di sogni che li fanno stare in bilico tra il mondo terreno e il cielo, in un tempo imprendibile tra passato e futuro, con la necessità di essere in due, per essere. Seduti su una panchina con la loro valigia di cartone in un buio illuminato solo da tanti lumini (il disegno luci è di Maurizio Viani e i costumi di Mela Dell’Erba), i due umanissimi clown ci catturano in un vortice raffinatissimo di battute che ci fanno un po’ sorridere, pensare ed emozionare.

Il secondo spettacolo, in programma nei prossimi giorni, è Ombre Folli del 2017. Creato Dopo Totò e Vicè (diventato anche un film) e Assassina (finalista per il miglior spettacolo ai premi UBU 2017 e Hystrio Twister 2017) l’opera è ancora un incontro tra due anime, tra le ombre di due uomini che si raccontano: “il primo – spiegano i registi e attori – ha la passione segreta di travestirsi, truccarsi e andare in strada a fare pompini, arte in cui è Maestra, come dice con orgoglio. Ma la sua è una scommessa con la vita, una roulette russa al contrario, perché se qualcuno lo riconosce, il suo piacere si raddoppia, e nel momento dell’amplesso finale, ineluttabilmente, lo uccide, e con religiosa, sacrale pietas, ne seppellisce il corpo. Il secondo, che dice di amarlo come un figlio, scopre questa sua doppia vita e lo sequestra per redimerlo, e vivere con lui un’esistenza ‘serena’ fatta di rinunce, vergogna e castrazione, in una dipendenza reciproca, fino alla vecchiaia”. Non è propriamente un dialogo, quello tra le due figure in scena illuminate dalle luci di Antonio Rinaldi, ma un doppio monologo in cui ciascun personaggio traduce le parole dell’altro, in un gioco di rispecchiamenti che rende il testo particolarmente struggente.