L'Apocalisse di Lenz al debutto

A Parma dal 22 al 30 giugno

22 giugno 2023

Il 22 giugno prossimo  debutta l’Apocalisse, nuova creazione di Maria Federica Maestri e Francesco Pititto, produzione internazionale e allestimento site-specific per l’area Workout Pasubio_Padiglione Nervi complesso di origine industriale restituito alla città grazie ad un importante progetto di riqualificazione e di rigenerazione urbana nella periferia storica di Parma.  Repliche fino al 24 e la settimana successiva dal 27 al 30 giugno.

Con questo atto, la riflessione estetica quadriennale di Maestri e Pititto sulle letterature del sacro giunge alla terza fase. Dopo l’apparire dell’uomo e della donna sulla terra con la La Creazione (2021), l’Apocalisse prosegue il tragitto concettuale di Numeri (2022), in quanto riflessione/azione/visione contemporanea sull’essere umano al tempo della sua massima crisi e delle sue minime prospettive di sopravvivenza nell’era dell’Antropocene.

Con l’Apocalisse l’impulso artistico di Lenz alla contaminazione di complessi monumentali e di grandi spazi urbani – Pilotta, Teatro Farnese, Abbazia di Valserena, Reggia di Colorno, Tempio della Cremazione, Ex-Carcere di San Francesco, Ponte Nord – sperimentato in molteplici forme in precedenti allestimenti, segna una nuova tappa con la scelta, maturata nel contesto del flusso rigenerativo di azioni artistiche denominata Reidratazioni del Presente Urbano, di trasferire scenicamente la nuova creazione in un luogo di riferimento storico-culturale della città: il Padiglione Nervi e l’area Wopa di Via Palermo, imponente complesso architettonico di archeologia industriale, ex sede dell’opificio meccanico Manzini, situato nella periferia storica di Parma, caratterizzata dalla prima espansione industriale degli inizi del ‘900, a poche centinaia di metri dall’attuale sede di Lenz Teatro.

Spiega così Maria Federica Maestri il senso dell’installazione site-specific: “Questa nuova creazione ispirata all’Apocalisse sarà l’esito di un atto estetico di rivelazione, significato primo della parola greca αποκάλυψη. Dovremo vedere il sacro dove immediatamente non appare: la Fabbrica, uno spazio architettonico dove si sono compiuti i sacrifici meccanici del lavoro operaio. Per immaginare l’edificio di origine industriale come un ‘Tempio’ trafugheremo elementi strutturali dalla vicina abbazia di San Giovanni, l’Evangelista testimone della rivelazione, e li espanderemo nella superficie scenica di questa nuova Città santa. Analogamente la volta a vela del Padiglione Nervi sarà ‘affrescata’ di flussi visivi in cui si stratificheranno figurazioni classiche del Correggio e immagini di apocalissi contemporanee. Il percorso nei diversi spazi della fabbrica sarà scandito da composizioni plastiche e visuali in una traduzione concreta e antiretorica delle apparizioni contenute del testo di Giovanni. La visione finale nella grande sala del Carroponte sarà l’edificazione di una nuova Gerusalemme ‘dove non si chiuderanno mai le porte e non ci sarà più notte’.

La Prima nazionale dell’Apocalisse di Lenz coinciderà con la riapertura degli spazi, diventati negli anni ’80 sede del CSAC (Centro Studi e Archivio della Comunicazione dell’Università di Parma), poi, dopo un periodo di abbandono, utilizzati per esperienze sperimentali di uso temporaneo dal 2015 al 2019 e per il futuro destinati dal Comune di Parma a nuovo distretto delle imprese creative.

 

“L’Apocalisse di Giovanni, o di altro visionario, è un boato di immagini – dice Francesco Pititto a proposito dell’imagoturgia, ovvero dell’immancabile drammaturgia visuale dell’estetica lenziana. Un fragore e uno schianto misto a lampi e tuoni in un cielo cupo e abbagliante insieme, dal quale escono figure proteiformi, mutaforma carichi di simboli e poteri distruttivi, portatori di catastrofiche punizioni e grandi magnifiche apparizioni profetiche come la Donna vestita di sole, con la luna sotto i piedi e sulla testa una corona di dodici stelle. Il campo di battaglia dell’immaginazione è ampio quanto l’universo.” Il campo visuale si sviluppa in consonanza e contrasto con la trasfigurazione pittorica dell’Apocalisse nella cupola del Correggio nella Chiesa di San Giovanni Evangelista e due luoghi simmetrici e opposti: i paesaggi montani dove pascolano libere pecore e agnelli, con estrazioni dal lavoro della documentarista Anna Kauber e le riprese realizzate da Julius Muchai dell’Associazione Amici di Kibiko dello slum di Nairobi Dandora / Korogocho, discarica a cielo aperto ritenuta l’area più inquinata del pianeta e divenuta fonte di reddito per le organizzazioni criminali, attraverso il riciclo e la rivendita di rifiuti raccolti dalla popolazione locale, in maggioranza donne e bambini.

L’evidenza apocalittica della condizione umana si fessura nell’opera nel corpo drammaturgico e visuale dell’Agnello dai sette occhi, che ci libera con il suo sangue, e nei corpi fisici dei sei protagonisti immersi nel disegno sonoro di Andrea Azzali: il regista-perfomer C.L. Grugher, l’artista croato Boris Kadin, l’attore Fabrizio Croci, l’interprete-icona di molte creazioni di Lenz storiche e recenti Sandra Soncini, la performer Tiziana Cappella e la soprano Victoria Vasquez Jurado.