- Data di pubblicazione
- 11/04/2018
- Ultima modifica
- 18/04/2018
"Donne tra arte e vita" e, a teatro, con "Quasi Grazia"
Mita Medici e Michela Murgia a Parma per il 50° anniversario del ’68, il 20 aprile
Una giornata speciale per raccontare le donne, nel 50esimo anniversario del ’68, è quella in programma il prossimo 20 aprile a Parma. Un doppio appuntamento, a cura dell’assessorato alle Pari opportunità del Comune, scandaglierà la storia dell’emancipazione femminile, la fatica nell’affermare i talenti, la dimensione della contestazione, i cambiamenti nel tempo e nel susseguirsi delle generazioni, la fragilità che rimane: nel lavoro, nel rapporto con l’altro sesso, nell’urgenza di affermare diritti.
Il primo appuntamento è alla Sala Concerti Casa Della Musica (Auditorium, ore 17.30) che ospiterà la conversazione tra due protagoniste della cultura e dello spettacolo – Mita Medici (nome d’arte di Patrizia Vistarini), cantante a attrice conosciuta con l’appellativo “la ragazza del Piper”, e Michela Murgia, una delle più autorevoli voci narranti del nostro tempo, scrittrice attenta da sempre ai diritti delle donne – che affronteranno una carrellata lunga cinquant’anni attraverso testimonianze, citazioni e riflessioni di carattere storico e identitario sulle potenzialità delle donne.
Il secondo è un appuntamento serale e teatrale, un “romanzo in forma di teatro” in scena a Teatro Due (alle 20.30) con il titolo Quasi Grazia, dedicato alla vita della scrittrice premio Nobel Grazia Deledda la cui storia di determinazione personale si è fatta un paradigma, come sottolinea Michela Murgia, “non solo per le donne di tutti i tempi, ma per chiunque voglia realizzare un sogno partendo da una condizione di minorizzazione sociale”. Ed è proprio Michela Murgia, legata a Deledda da un’affinità di panorami culturali, linguistici ed esistenziali, a “prestarsi” alla dimensione teatrale e incarnare sul palcoscenico i panni della grande scrittrice sarda. Lo spettacolo parte dall’omonimo testo di un altro scrittore sardo, Marcello Fois, e al suo racconto biografico a drammaturgico affianca una scrittura parallela, costruita dalla regista Veronica Cruciani assieme alla Murgia e agli attori, per rievocare anche i personaggi letterari della Deledda, aggiungere ai fatti della sua vita e al potenziale rivoluzionario della sua figura anche il suo immaginario onirico, la sua visionarietà, indagando così il rapporto tra vita e arte, tra realtà e atto creativo, e “portando una ventata di magia e di letteratura viva sulla scena”.
“Quasi Grazia” scandaglia tre momenti cruciali della vita di Deledda: nel primo vediamo la giovane indocile alle prese con la sua Nuoro di inizio Novecento, poi il distacco dalla Sardegna e l’arrivo a Roma dove, autrice controversa, raggiunge un grande successo; nel secondo assistiamo al viaggio a Stoccolma per ricevere il premio Nobel, il primo conferito a una donna italiana; nel terzo all’insorgere della malattia che la porterà alla morte. “La mia idea, direi la mia ossessione – afferma Marcello Fois – era che di questa donna, tanto importante per la cultura letteraria del nostro Paese, bisognasse rappresentare la carne. Come se fosse assolutamente necessario non fermarsi a una rievocazione semplicemente letteraria, quanto di una rappresentazione vivente… Volevo che la si sentise parlare. Volevo che la si vedesse muovere. Volevo che si constatasse nei fatti per quali vie uno scrittore, seppure biologicamente morto, possa considerarsi vivente e agente…”.
“Grazia Deledda, partita nel 1900 a ventinove anni dalla Sardegna per inseguire il suo desiderio di diventare una scrittrice – annota Veronica Cruciani – ha pagato molto caro questo strappo dalla propria terra e dalla propria famiglia. Il testo di Marcello Fois racconta tre momenti fondamentali della vita della Deledda. Attraverso questi tre momenti, con la regia vorrei restituire parte di questa vicenda privata, che parla di vita ma anche di letteratura, per arrivare a indagare la questione femminile contemporanea. Quello che sempre mi interessa dei personaggi è il lato umano, quando questo diventa parte di una politica in un senso più ampio. La presenza di Michela Murgia, per la prima volta in scena, è una scelta che rende chiara questa visione registica; un’altra donna e scrittrice sarda la quale si è sempre esposta per combattere i pregiudizi sulla figura femminile e che interpreta un ruolo in cui se stessa e la figura di Grazia Deledda si sovrappongono e si richiamano come in un contro canto”. L’impatto emotivo ed empatico con “Quasi Grazia” viene vivificato sulla scena anche dalla presenza di Lia Careddu, anima storica del Teatro di Sardegna, nel ruolo della madre di Grazia (e del suo severo Super Io); di Marco Brinzi nei panni del marito Palmiro Madesani e di Valentino Mannias (Premio Hystrio alla vocazione 2015) con la sua interpretazione triplice: del fratello Andrea, del giornalista svedese Ragnar e del tecnico di radiologia Stanislao.
“Se oggi sono possibili alcune battaglie sulla parità dei sessi è anche grazie a donne che, pur non facendo esplicitamente attività politica, con le proprie scelte di vita hanno dato un grande segnale di autonomia e indipendenza”, recita il motto di questo originale quanto intenso spettacolo. Alla sua forza rappresentativa hanno contribuito le scene e i costumi di Barbara Bessi, che stilizzano uno spazio mentale, le sintesi sonore di Francesco Medda, che ha montato in chiave elettronica i suoni naturali raccolti in Sardegna, e un complesso disegno luci firmato da Loic François Hamelin e Gianni Staropoli.