“Le mal du siécle”. Mascitelli riscrive “Woyzeck” di Büchner

Debutta al Teatro del Cerchio A Parma il 7, l’8 e il 14 aprile

07 aprile 2018

Woyzeck, la complessa tragedia teatrale dello scrittore e drammaturgo tedesco Georg Büchner, scritta tra il 1836 e il 1837, è rimasta incompiuta a causa della morte precoce (a soli 24 anni) del suo autore. È apparsa per la prima volta a quasi ottant’anni dalla morte di Büchner, ma in seguito – per un tempo lungo ormai un secolo – non ha cessato di suscitare interesse, di scatenare interrogativi, emozioni e riflessioni, e di generare dispute intellettuali riguardanti l’interpretazione del testo, tanto frammentario quanto potente. Con Woyzeck si sono cimentati artisti di tutto il mondo, tra il testo originale completato ad opera di diversi scrittori e tradotto in molte lingue, e poi tra numerosi allestimenti teatrali, da quelli classici a quelli danzati, un’opera lirica, vari musical e varie pellicole cinematografiche.

Ora arriva a teatro un’altra versione di Woyzeck, si tratta di una nuova produzione del Teatro del Cerchio di Parma diretta dal regista Mario Mascitelli, che ha riscritto gran parte della struttura drammaturgica e optato per una forte contaminazione di stili e linguaggi. Il suo Woyzeck porta un titolo incisivo, “Le mal du siécle”, e debutta al Teatro del Cerchio sabato 7 aprile (alle 21.00), con repliche domenica 8 e sabato 14 aprile.

In scena due attori “simbolo” del Cerchio: Mario Aroldi e Gabriella Carrozza. Alla loro recitazione si aggiunge un impianto multimediale; le immagini dei video proiettati, realizzati dal regista Giacomo Volpi, sono l’espressione dell’interiorità del protagonista, il frutto della sua immaginazione. La performance attoriale è sostenuta anche da un tappeto sonoro molto evocativo (con musica campionata eseguita dal vivo), da una composizione di luci creata dal light designer Yannick De Sousa Mendes e dalle coreografie che portano la firma di Nicoletta Cabassi.

Il dramma di Büchner trae ispirazione da un fatto di cronaca realmente accaduto. Alla base sta un caso di omicidio, anzi di femminicidio visto che la vittima è una donna, compagna dell’assassino, madre di suo figlio. Ad ucciderla il protagonista della pièce, Woyzeck, un barbiere di Lipsia in seguito processato e condannato a morte. Al tema della violenza sulle donne si aggiunge quello della depressione, il “mal du siecle” del titolo che affligge una buona parte di popolazione, ieri come oggi. Poi c’è il tema il tema dell’omossessualità e dell’omofobia, ipotizzato e aggiunto da Mascitelli, e il tema della violenza istituzionale e religiosa, comune ad entrambe le versioni. Tutte le tematiche della pièce, dunque, sono estremamente attuali.

Woyzeck ama Andres, suo commilitone, ma questo amore non può essere svelato a causa di quelle ferree regole che vogliono un soldato “uomo vero”, simbolo di coraggio e mascolinità. Ecco allora, per mettere a tacere le varie voci e illazioni, la scelta di avere un figlio con una prostituta. Ma quella che all’inizio può sembrare una soluzione, diventa man mano un ostacolo da superare, un impedimento che causa a Woyzeck un feroce conflitto interiore e scatena la sua furia omicida verso la madre di suo figlio, che ha la sola colpa di esser donna e di avere accettato le avances di un altro. Ma alla fine tutti risultano colpevoli di qualcosa e Woyzeck appare come una sorta di capro espiatorio, spinto al macello per purificare tutti, rappresentante universale della dimensione umana, di un’umanità che cammina sul ciglio di un burrone e all’occorrenza non esita a fare a brandelli le proprie vesti civili. Il Teatro del Cerchio ha il merito di riscrivere l’opera di Büchner in un linguaggio più contemporaneo, alla ricerca di queste identità segrete da svelare, di vecchi e nuovi veli di Maya da squarciare.