- Data di pubblicazione
- 11/04/2018
- Ultima modifica
- 11/04/2018
Il malinconico “Simon Boccanegra” torna a Bologna
Al Teatro Comunale dal 13 al 19 aprile con la regia di Gallione
Dal 13 al 19 aprile torna a Bologna, undici anni dopo, Simon Boccanegra nell’allestimento del Teatro Comunale coprodotto con il Teatro Massimo di Palermo e firmato dal regista e drammaturgo genovese Giorgio Gallione e con la guida dell’Orchestra affidata al direttore ucraino Andriy Yurkevych.
Giuseppe Verdi compose l’opera su libretto di Francesco Maria Piave tratto dall’omonimo dramma di Antonio Garcìa Gutiérrez, nel quale si narra la storia del corsaro Simon Boccanegra che nel Trecento diventò il primo doge della Repubblica di Genova e che al termine di una vita funestata da tragici eventi morì avvelenato dallo stesso amico che aveva appoggiato la sua salita al seggio dogale. La prima rappresentazione dell’opera ebbe luogo nel 1857 al Teatro La Fenice di Venezia e finì in un fiasco, imputato al libretto non completamente riuscito. Il libretto di Piave conteneva comunque pagine di grande forza drammatica che oltre vent’anni più tardi spinsero Verdi a rimaneggiare la partitura, su un libretto revisionato da Arrigo Boito (il futuro librettista di Otello e Falstaff). La nuova e definitiva versione fu presentata nel 1881 alla Scala di Milano con notevole quanto duraturo successo.
La vicenda è questa: nella Genova del XIV secolo, divisa dalle lotte tra le diverse fazioni politiche, Paolo Albiani fa eleggere doge il valoroso corsaro Simon Boccanegra, che ha liberato dai pirati le coste africane. Questi, colpito negli affetti dalla perdita della donna amata e della figlia, si trova al centro di trame e complotti e costretto a difendersi continuamente dagli attacchi dei nemici. Tuttavia gli avvenimenti politici e sociali del periodo lasciano la scena ai veri protagonisti di quest’opera di Verdi: il senso tragico e malinconico che domina l’opera e la psicologia dei personaggi. “Simon Boccanegra” viene infatti considerato un elemento di transizione nella produzione verdiana, un lavoro complesso che scandaglia i sentimenti umani e mostra la piena maturità espressiva del suo autore. Le passioni dolorose e irrisolte che animano quest’opera tormentata, sono destinate a sciogliersi solo dopo che l’inesorabile trascorrere del tempo ne ha levigato l’asprezza, ovvero con l’approssimarsi della morte. È infatti con la morte di Simone che si dipanano i nodi della trama: il ritrovamento della figlia ritenuta perduta, la pacificazione della città e la continuità politica segnata dalla nomina di un nuovo doge.
Il nocciolo tematico di questo malinconico capolavoro verdiano è dunque il tempo, il passato che incombe sul presente e lo condiziona pesantemente. Il passato viene rappresentato nel prologo, gli avvenimenti del presente nei tre atti successivi. Il salto temporale, di venticinque anni, è ben sottolineato dall’impianto tonale di Verdi; a trasmetterlo al pubblico l’Orchestra del Teatro Comunale e il Coro preparato da Andrea Faidutti.
L’asse drammaturgico è invece una sorte di ponte tra desolazione e consolazione, passioni torbide e irrisolte che animano progetti di vendetta e poi tardive riconciliazioni, amore e speranza nel futuro (dei figli) contrapposti ai rapporti di forza guidati dall’ambizione e dall’odio. Incentrato sulla crisi di un sistema di potere e di affetti familiari (tema ricorrente del teatro verdiano), il cuore dell’opera è costituito dal rapporto tra il corsaro e poi doge plebeo Simon Boccanegra e l’aristocratico Jacopo Fiesco, suo avversario politico nonché padre della donna amata da Simon.
Nel ruolo di Simon si alternano Dario Solari e Stefano Meo, in quello di Jacopo, Michele Pertusi e Luiz-Ottavio Faria. Gli altri interpreti sono Yolanda Auyanet e Alessandra Marianelli (nel ruolo di Amelia Boccanegra, figlia di Simon), Stefan Pop e Sergio Escobar (Gabriele Adorno, giovane patrizio innamorato di Amelia), Simone Alberghini e Leon Kim (Paolo Albiani, filatore d’oro e poi cortigiano, sostenitore e poi avvelenatore del Doge), Luca Gallo (Pietro, popolano genovese), Antonio Feltracco (capitano dei balestrieri) e Aloisa Aisemberg (ancella di Amelia).
La scenografia è disegnata da Guido Fiorato, autore anche dei costumi, ispirati alla moda del XIV secolo. Le luci sono di Daniele Naldi.
Venerdì 13, martedì 17 e mercoledì 18 aprile lo spettacolo inizia alle 20.00; sabato 14 e giovedì 19 aprile alle 18.00; domenica 15 aprile alle 15.30; lunedì 16 è di riposo. La durata dell’opera, compreso intervallo, è di tre ore circa.