Michel – The Animals I Am. Dal cigno a un coro di corpi con Chiara Bersani

06 novembre 2025

Nasce da un gesto minuscolo e ostinato — un assolo di quindici minuti — e arriva a un quadro corale che sposta i confini del vedere. Michel – The Animals I Am, debutto in prima assoluta al Festival Aperto (Reggio Emilia, Teatro Cavallerizza, 9 novembre), è l’ultima evoluzione di una ricerca di Chiara Bersani che tiene insieme memoria e invenzione: dal fantasma del cigno di Fokine/Pavlova a una costellazione di animali che “siamo”, ciascuno con la propria misura.

Il percorso parte nel 2021 con L’ANIMALE, l’assolo che Bersani crea e interpreta per il progetto Swans Never Dies: la chiamata era confrontarsi con La morte del cigno di Michel Fokine per Anna Pavlova. Invece di citare il repertorio, l’artista lo attraversa di taglio, rimettendo i passi del balletto sul proprio corpo “non conforme” alla norma e facendo del cigno una questione di sguardo, respiro, durata. Nel 2022, a FOG Triennale Milano Performing Arts, l’assolo viene trasmesso a Veronica Tulli, che condivide con Bersani la stessa condizione genetica (osteogenesi imperfetta): un passaggio di testimone che trasforma l’“io” in “noi” e comincia a incrinare l’idea dell’artista dal corpo non conforme come figura unica, irripetibile. Tra il 2022 e il 2024 il lavoro viaggia in contesti teatrali e non, si piega agli spazi, ne assorbe le regole, cerca nuovi significati. Nel 2024 il festival LIFT di Londra produce una versione estesa, di nuovo con Bersani in scena: il cigno, intanto, è diventato animale plurale.

Michel – The Animals I Am va ancora oltre, portando in scena tre performer con disabilità per superare l’idea di “anomalia” singolare: i corpi diventano un coro, la presenza una dichiarazione politica che scardina i paradigmi di danza e performance. Il titolo chiama in causa Michel Petrucciani (1962–1999), pianista tra i massimi interpreti del jazz, anch’egli con osteogenesi imperfetta: non un biopic, ma un’allusione affettiva. L’“animale” qui è modo di stare al mondo, misura del tempo, relazione con lo spazio; l’“io” è un’eco che risuona in altri corpi, altre vocalità, altri ritmi.

La catena di passaggi — creazione, trasmissione, tour, estensione, coralità — è il cuore del progetto. Bersani non colleziona versioni, ma mostra come un linguaggio nasce, migra, si moltiplica. Dove il balletto classico codificava un unico ideale di forma, Michel – The Animals I Am apre nuove possibilità espressive: la frase danzata cambia peso specifico, l’idea di virtuosismo coincide con la scelta del gesto, l’autorialità si fa porosa. Il pubblico, davanti a questa pluralità, è invitato a un piccolo spostamento: lasciare nel foyer la tentazione del “modello” e guardare ciò che accade per quello che è: presenza, tensione, immagine.

Coerentemente con la poetica dell’artista, l’accessibilità è parte della scrittura: la fruizione per persone cieche e ipovedenti passa da un’audiodescrizione poetica, non solo informativa, che rende la drammaturgia uditiva un secondo canale di visione. È un dettaglio che dice molto. L’inclusione non è un servizio a margine, ma un principio estetico.