- Data di pubblicazione
- 11/12/2020
- Ultima modifica
- 11/12/2020
Moni Ovadia è il nuovo direttore del Teatro Comunale di Ferrara
Sarà Moni Ovadia il nuovo direttore generale del Teatro Comunale di Ferrara intitolato alla memoria di Claudio Abbado, designato dal Cda del teatro su proposta del presidente di Ferrara Arte Vittorio Sgarbi. La scelta ha privilegiato un artista dalla vasta esperienza che tra l’altro – anticipa Sgarbi – sarà chiamato a celebrare a Ferrara Tadeusz Kantor nel trentennale della sua morte, con spettacoli e mostre nell’ambito di un festival di teatro ebraico e yiddish.
Il linguaggio artistico di Ovadia, d’altronde, è caratterizzato proprio da una inedita mescolanza di musica klezmer, cultura yiddish e umorismo ebraico, ma la sua figura è tutt’altro che relegata a uno spazio marginale e specialistico nel mondo del teatro contemporaneo. Attore, cantante, musicista e scrittore italiano di origine bulgara e di famiglia ebraica, Moni Ovadia è infatti uno dei massimi protagonisti della scena culturale e teatrale degli ultimi quarant’anni. E lo è per molte ragioni, dall’attivismo e progressismo di sinistra di cui è diventato uno dei simboli più noti, alla riuscita eccezionale delle sue sperimentazioni al confine tra musica e teatro dentro il solco di una sperimentazione sulla dimensione vocalica della voce e sulle ibridazioni tra linguaggi che ha innervato la ricerca teatrale a partire dal secondo Novecento.
Tra spettacoli, film, esperienze in radio, incontri con artisti del calibro di Bolek Polivka, Tadeusz Kantor e Franco Parenti, battaglie civili, esperienze politiche dirette (come la candidatura “di servizio” con la lista Tsipras alle Europee del 2014), la direzione del prestigioso Mittelfest di Cividale del Friuli, collaborazioni con i più importanti quotidiani e decine di riconoscimenti (tra cui due Lauree honoris causa rispettivamente a Pavia e Palermo, e un Premio Speciale Ubu nel 1996) Ovadia si è conquistato un posto d’onore nella cultura contemporanea, come intellettuale e come cantore della cultura yiddish che ha contribuito a fare conoscere e di cui ha dato una lettura contemporanea. Il tutto all’insegna di un vagabondaggio culturale e reale proprio del popolo ebraico, di cui si sente figlio e rappresentante. Nel suo profilo è inscritta dunque una ricchezza di saperi, rapporti e incontri che emergeranno certamente nel disegno che si accinge a mettere a punto per il prestigioso Teatro Abbado di cui è appena diventato direttore.