Necropolis di Arkadi Zaides. Atlas of Transitions chiude con un grido di denuncia per le stragi in mare. In streaming il 7 dicembre

In streaming il 7 dicembre

07 dicembre 2020

Restituire un nome a chi l’ha perso insieme alla propria vita tentando la traversata in mare verso l’Europa. È il coraggioso programma di Necropolis, una performance al confine tra arte e attivismo del danzatore e coreografo Arkadi Zaides. Bielorusso di nascita e israeliano di adozione, Zaides porta avanti dai primi anni duemila un percorso di ricerca in cui esplora la possibilità dell’uso politico del corpo: già nel 2015 a Santarcangelo aveva molto colpito la sua performance Archive, in cui riviveva attraverso la coreografia alcune immagini di violenza nei territori occupati filmate dai palestinesi.

Adesso, partendo da una lista stilata da UNITED for Intercultural Action, una rete di centinaia di organizzazioni antirazziste formate da giornalisti, attivisti, esperti e ricercatori che dal 1993 registra i decessi dei rifugiati in viaggio per l’Europa (ad oggi sono 40555 i migranti morti), Zaides e il suo gruppo stanno lavorando a un database secondo una metodologia che coniuga approccio documentaristico e ricerca corporea, per tentare di collegare ogni nome-numero della lista al relativo luogo di sepoltura. Il tentativo è quello di ridurre il più possibile il numero degli N.N., ovvero dei migranti morti di cui non si conosce il nome. Giornali, database ufficiali, archivi urbani, autorità cimiteriali e ospedali sono le fonti usate per ricostruire la storia dei defunti, localizzare le salme e riconsegnare ai corpi il nome proprio. Al centro di Necropolis, simbolicamente, si stagliano infatti cimiteri e lapidi di tutta Europa.

La performance, “grido di denuncia e rito laico di commiato”, sarà l’ultimo atto del festival bolognese Atlas of Transitions Italia e andrà in scena in inglese con sovratitoli in italiano in collaborazione con Mediterranea Saving Humans. La si potrà vedere il 7 dicembre alle 21 sulla pagina Facebook di ERT Fondazione e le pagine FB e Youtube del festival, che ha a sua volta collaborato attraverso una ricerca locale allo scopo di verificare e arricchire la lista di UNITED, raccogliendo informazioni e localizzando le sepolture di persone migranti decedute a Bologna. Dopo la performance, è previsto l’incontro in streaming con Arkadi Zaides, la giornalista Francesca Mannocchi e il docente dell’Università di Bologna e attivista Sandro Mezzadra, coordinato da Piersandra Di Matteo.