Nel mondo di Laura. Lo zoo di Vetro secondo Leonardo Lidi

Il 28 gennaio a Cattolica

28 gennaio 2022

Di famiglia in famiglia, il giovane regista Leonardo Lidi, appena trentatreenne e già affermato nel panorama nazionale, vincitore peraltro della sezione College alla Biennale Teatro di Venezia nel 2017 e del Premio Anct 2020, è approdato di recente alla famiglia Wingfield, protagonista dello Zoo di Vetro di Tennessee Wiliams, testo che nel 1944 consacrò l’autore al grande pubblico. Con un ottimo cast di attori che comprende Lorenzo Bartoli, Tindaro Granata, Mariangela Granelli e Anahì Traversi, Lidi ha diretto e adattato il testo dalla bella, solida traduzione di Gerardo Guerrieri. Lo si vedrà in scena il 28 gennaio  al Teatro della Regina di Cattolica, dal 4 al 6 marzo al Teatro Ariosto di Reggio Emilia e l’8 marzo al Teatro Gioco Vita di Piacenza.

Dopo aver recitato negli Atridi in Santa Estasi di Antonio Latella il ruolo del padre Agamennone e dopo aver diretto Spettri di Ibsen alla Biennale Teatro di Venezia confrontandosi con la famiglia Alving, Lidi si confronta dunque con un’altra storia che si svolge attorno a un focolare domestico, che è entrata nella memoria collettiva anche grazie alle tante versioni cinematografiche: su tutte quella diretta da Paul Newman nel 1987 con Joanne Woodward e John Malkovich. Il testo, frutto di una rielaborazione del racconto Ritratto di una ragazza di vetro, che l’autore scrisse dieci anni prima della pièce, è tra i più autobiografici del celebre drammaturgo e sceneggiatore statunitense e racconta la storia di una madre, Amanda, e dei suoi due figli, Tom e Laura. Abbandonata dal marito, Amanda deve affrontare le difficoltà, i timori e le ansie che le derivano dal desiderio di assicurare un futuro sereno ai suoi figli. Lo zoo di vetro esiste davvero, ed è la collezione di animaletti che Laura elegge a proprio universo parallelo. Questo micromondo è dunque l’immagine del mondo interiore della ragazza, psicologicamente debole ma in realtà più virtuosa degli altri personaggi che agiscono per il proprio tornaconto personale, travestendolo da azioni altruiste.

“Questo testo – spiega Lidi mi permette di continuare la mia ricerca tra le dinamiche più basilari ed elementari del nostro inizio e di farlo in maniera attiva, scomponendo e toccando senza preoccupazioni l’universo proposto dall’autore. Come si muove la famiglia nel tempo? Come si sposta il teatro tra i secoli? Il dramma borghese necessita di limiti dettati (anche) dall’amore e analizzare di volta in volta lo spessore delle pareti che ci circondano resta il mio interesse prioritario in questa esperienza registica. Tom/Tennessee, come suo padre, apprende l’arte del fuggire, ma rimane comunque ingabbiato in un album di fotografie, vive costantemente in un limbo tra i tempi e l’unica cosa che può fare per tentare di progredire e di raggiungere un nuovo luogo è raccontare al pubblico un pezzo della propria storia”.
Nelle scene di Nicolas Bovey, l’allestimento è spinto all’estremo, assume toni paradossali e dolenti, in una dimensione decisamente anti-naturalistica e addirittura clownesca. Come ha scritto Renato Palazzi sul Sole 24 Ore: “Lidi, un ottimo attore che si sta ora affermando come regista emergente della generazione under 40, dà di questa vicenda ben nota una lettura spasmodicamente approfondita e al tempo stesso prepotentemente personale, rispettosa di Williams e, insieme, proiettata in una sua esasperata autonomia inventiva… E gli attori aderiscono alla perfezione a questa gabbia intellettuale”.