- Data di pubblicazione
- 16/04/2025
- Ultima modifica
- 16/04/2025
“not yet” A Santarcangelo il futuro è ancora aperto
Dal 4 al 13 luglio la 55esima edizione del Festival
Da anni è uno dei festival internazionali più impegnati nel tessere un dialogo tra arti performative e realtà politica e sociale, interrogando le pratiche innovative di corpo e voce, la filosofia, il pensiero critico in divenire nel mondo e le sue parole chiave. Dopo essersi interrogati su ciò che non siamo più disposti ad accettare con l’edizione intitolata “enough not enough” (2023), e cosa succede nel mondo “while we are here” (2024), stavolta Santarcangelo Festival propone uno statement molto più assertivo, not yet: una risposta chiara alla filosofia del No Alternative. Non è ancora tempo di arrendersi all’idea di un futuro già previsto. La 55esima edizione della kermesse sceglie così di attraversare il presente concedendosi uno sguardo di attesa e di speranza, invitando il suo pubblico a immaginare futuri alternativi.
L’appuntamento è a Santarcangelo di Romagna dal 4 al 13 luglio. Anche quest’anno, il Festival popolerà strade, piazze, teatri, cortili e spazi inconsueti del borgo medievale, con performance che pongono al centro della riflessione quanto l’incertezza del tempo presente possa essere fonte di paura, ma anche spazio di apertura e di possibilità. “I sistemi politici e sociali contemporanei – scrive il curatore polacco Tomasz Kirenczuk – sono costruiti attorno a un sentimento di paura, che giustifica il controllo, la segregazione e l’esclusione, forma i confini sociali e definisce le identità. In questo contesto l’incertezza non è più un’eccezione, ma la regola – una posizione che determina il nostro modo di sperimentare la realtà. Il presente non è dunque uno stato neutro e transitorio, ma si trasforma piuttosto in un campo di battaglia in cui definire narrazioni e riconoscere soggettività come possibili e valide. In quest’ottica, come sostiene Chantal Mouffe, l’incertezza – invece di essere considerata una minaccia – dovrebbe essere percepita come uno spazio di confronto tra diverse visioni dell’organizzazione sociale. L’incertezza è proprio il cuore del programma della 55ª edizione di Santarcangelo Festival: not yet è un momento di transizione, una postura sospesa in cui il futuro non è ancora definito e il passato resta vivo nelle dispute sulla sua interpretazione.”
Il lavoro sul corpo e sulla sua possibilità di andare oltre le strutture socio-politiche imposte è protagonista innanzitutto delle pratiche di Venuri Perera (Sri Lanka / Olanda) ed Eisa Jocson (Filippine), ma il corpo come fonte di ispirazione drammaturgica è anche al centro del lavoro di Jéssica Teixeira, artista multidisciplinare brasiliana, Kenza Berrada, francese di origini marocchine, Alina Arshi, artista svizzera di origini indiane. Il tentativo di travalicare dai confini dell’ordine normato per creare nuove forme di relazione è forte nelle performance di Alessandro Sciarroni, Leone d’oro nel 2019 alla Biennale di Venezia, di Xenia Koghilaki, artista greca residente a Berlino, e di Maud Blandel, coreografa franco-svizzera. Ma la paura può essere anche il primo passo verso il cambiamento, come nel lavoro della compagnia cesenate Dewey Dell.
Il razzismo e il colonialismo insiti nella società sono invece al centro delle performance di Davide-Christelle Sanvee, artista svizzera di origine togolese, di Marah Haj Hussein, palestinese residente in Belgio, di Eli Mathieu-Bustos, formatosi tra la Francia e Bruxelles, di Tiran Willemse, in collaborazione con la musicista elettronica di origine congolese Nkisi. Al Festival sono poi presenti artiste e artisti capaci di indagare il confine tra memoria personale e collettiva: Némo Camus, artista e sound maker con base a Bruxelles, il polacco Wojciech Grudzinski, e Diana Anselmo, che pone al centro del suo lavoro la storia della cultura sorda in Italia e in Europa.
Oltre al corpi razzializzati, anche i corpi femminili e queer diventano spesso oggetto di controllo, violenza e aspettative sociali: l’arte diventa così territorio di resistenza, come nel caso di Alex Baczynski-Jenkins, coreografo polacco con base a Berlino per il terzo anno a Santarcangelo Festival, dell’autrice canadese Clara Furey, di Hana Umeda, performer polacca di origine giapponese, di María del Mar Suárez, in arte La Chachi, di Mathilde Carmen Chan Invernon, attrice e danzatrice franco-spagnola, e di Silvia Calderoni e Ilenia Caleo.
Il tema della “cura” come strumento per ridefinire le relazioni di potere è presente nelle pratiche di numerose artiste invitate al Festival. È il caso di Ewa Dziarnowska, di Flavia Zaganelli e della performer cilena Josefina Cerda. L’interesse verso pratiche femministe ed ecologie queer è al centro delle proposte dei collettivi chiamati ad animare Imbosco: Industria Indipendente, KEM e Parini Secondo. Continua anche nel 2025, per il terzo anno, la progettualità di FONDO, network dedicato alla creatività emergente, che presenterà i rispettivi progetti di Genny Petrotta e di Giorgiomaria Cornelio. Una novità è invece la rete blOOm, composta da Fondazione Armunia Teatro, Primavera dei Teatri, Santarcangelo Festival, Sardegna Teatro e Triennale Milano Teatro, nata per sostenere produzioni one-on-one (per una sola persona alla volta). La prima artista invitata a questa chiamata condivisa è Muna Mussie, presente nel programma di Santarcangelo Festival 2025.
A C’entro, la sala cinematografica di Santarcangelo, si terranno inoltre due proiezioni legate ai temi centrali nella programmazione del Festival: le riflessioni su retaggi coloniali e pratiche decolonizzanti a cura di Liryc Dela Cruz, e di Kamal Aljafari, uno dei registi palestinesi oggi più prolifici e innovativi, presentato in collaborazione con Rimini con Gaza. Non mancheranno, come sempre, gli esiti dei laboratori Let’s Revolution! / Teatro Patalò e non-scuola Teatro delle Albe / Zoe Teatro.