- Data di pubblicazione
- 24/06/2022
- Ultima modifica
- 24/06/2022
In Paradiso con le Albe
A Ravenna dal 24 giugno all’8 luglio
Sarà una cavalcata lunga quasi tre settimane, dal 24 giugno all’8 luglio con il Teatro delle Albe a condurre ogni sera in un vortice di gioia cittadini e spettatori per le strade di Ravenna, come nelle sacre rappresentazioni medievali e nel teatro di massa prefigurato da Majakovskij. Dopo due anni di sospensione forzata è finalmente arrivato il momento di dare vita all’ultima anta del trittico dedicato alla Divina Commedia di Dante e stavolta, dopo aver attraversato Inferno nel 2017 e il Purgatorio nel 2019, è ora di puntare al Paradiso. Tutti i giorni (tranne il lunedì) si parte alle 20 dalla Tomba di Dante fino a immergersi nel vivo vortice di anime ai Giardini Pubblici, su cui si affaccia l’armoniosa architettura rinascimentale della Loggetta Lombardesca, con le musiche di Luigi Ceccarelli, le luci di Fabio Sajiz, scene e costumi degli allievi dell’Accademia di Brera.
Al centro di questa nuova produzione di Ravenna Festival, in collaborazione con Teatro delle Albe/Ravenna Teatro e con il contributo straordinario del Comune di Ravenna, c’è la parola “allegrezza”, perché il Paradiso è la cantica della gioia che si fa suono, danza, festa dionisiaca, un inno alla carne trasfigurata – “tra la carne e il cielo,” per dirla con le parole di Pasolini che accompagnano peraltro l’intero festival. “Questo percorso dantesco rafforza una visione che da decenni sorregge il nostro operare: il teatro vive se sa farsi ‘arte’ nel dialogo con la vita e la città – sottolineano gli ideatori e registi Marco Martinelli ed Ermanna Montanari – Come il poeta e cittadino Dante Alighieri sapeva, la politica e la tensione alla bellezza sono le due facce della stessa spiritualità. Nella Commedia, lo spettatore gioca un ruolo preciso: è lui stesso Dante, l’everyman, il pellegrino che dal fondo della selva oscura prima scende nelle viscere della terra, poi sale la montagna del Purgatorio e si ritrova a scalare i cieli insieme a Beatrice, fino alla visione beatifica del XXXIII canto. Per il Paradiso abbiamo scelto alcune figure, da Piccarda Donati a Giustiniano, da San Tommaso a Cacciaguida, San Pier Damiani, San Pietro…L’ascesa spirituale di quell’uomo smarrito segna al tempo stesso una metamorfosi dell’universo sonoro, dalle grida infernali fino all’armonia delle sfere celesti, dove luce e suono sono un’unica vertigine.”
In scena ci saranno Ermanna Montanari, Marco Martinelli, Luigi Dadina, Alessandro Argnani, Camilla Berardi, Roberto Magnani, Laura Redaelli, Alessandro Renda, Salvatore Tringali e le cittadine e i cittadini della Chiamata Pubblica che quest’anno sono oltre seicento. Numeri impressionanti per un progetto colossale che fin dall’inizio è riuscito a coinvolgere l’intera città (arrivando nel 2019 fino a Matera, come parte del programma ufficiale di Matera – Capitale Europea della Cultura 2019), segno dell’enorme bisogno delle persone di prendere parte a esperienze umane e poetiche di valore, di contribuire a “mettere in vita” quei classici che troppo spesso vengono chiamati in causa senza andare al cuore delle questioni che risuonano nel presente. La terza Cantica, in cui Dante tenta l’impresa disperata e meravigliosa di dare parola all’invisibile, è ricca di neologismi. Il primo fra questi, nel Canto I, trasumanare, ovvero andare oltre i confini dell’umano. È quello che accade al poeta-viaggiatore quando ascende verso la sfera del fuoco, ed è forse uno dei bisogni più autentici di un’umanità sempre più spesso persa nelle trame della mondanità.