- Data di pubblicazione
- 01/10/2025
- Ultima modifica
- 01/10/2025
Periferico Festival: “Becoming”, traiettorie basse per stare in ascolto del presente
Dal 2 al 19 ottobre Modena torna a farsi laboratorio a cielo aperto con l’arte nelle sue molte declinazioni invitate ad abitare lo spazio urbano. Merito della XVII edizione di Periferico Festival, festival di pratiche performative site-specific e di un’edizione che invita a stare “rasoterra”, come un piccione comune (simbolo di quest’anno) che “nella sua traiettoria bassa e irregolare, nella sua tenace fedeltà alla casa, si rivela una forma di sapienza che parla anche di noi”. Col titolo Becoming, la rassegna – a cura del Collettivo Amigdala – abita soprattutto il Villaggio Artigiano di Modena Ovest con quartier generale a OvestLab, ma irradia il suo disegno nel centro storico, alla Sacca, alla Palestra La Fratellanza e al Cimitero di Aldo Rossi, costruendo una geografia condivisa con le Comunità Artistiche Residenti (tra cui Bottega Baleno, Stella Polare, MeMenteMori, Les Chemins des Femmes, Fionda). “Becoming è un invito a restare nel divenire, a perdere l’equilibrio, a riconoscere l’importanza di ciò che ci appare fuori posto… Nel fragore di un presente ferito l’arte non deve consolare, ma può illuminare per un attimo la possibilità di un altro mondo”, scrivono le curatrici Federica Rocchi e Serena Terranova.
L’apertura sceglie il buio come luogo d’incontro: a OvestLab (2–3 ottobre) Hands Made di Begüm Erciyas chiede al pubblico di “ascoltare con le mani”, immaginandone metamorfosi passate e possibili. Subito dopo, Giulia D’oro (Festival Teatro Bastardo) accende un primo dialogo sul fare festival (3 ottobre). Al MOP officina (3–5 ottobre) arriva, in prima nazionale, What Will We Do Without Exile? di Basel Zaraa, una tenda da rifugiati trasformata in giardino sensoriale che celebra l’immaginazione come resistenza, in collaborazione con la Croce Rossa; negli stessi giorni, Nottetempo di Isabella Bordoni apre la residenza d’artista all’ascolto del quartiere (3–5 ottobre).
Il weekend sposta l’attenzione dal gesto individuale al gioco collettivo. Alla Palestra La Fratellanza (4 ottobre; 5 ottobre) Tecniche per diventare un ornitorinco di Elisabetta Consonni orchestra “missioni impossibili” per adulti e bambini, mentre in Piazza Grande (4 ottobre; 5 ottobre) Bench Invasion – The Art of Listening della Compagnie Krak con il belga Dieter Missiaen fa viaggiare panchine e conversazioni, grazie anche alla partecipazione dei piccoli di Bottega Baleno. In cortile, a OvestLab, si stampa insieme con Finché non finisce il colore (4 ottobre); la sera, la sala torna buio e lingua con Je vous aime di Diana Anselmo, lecture-performance bilingue (LIS/italiano) che intreccia corpo sordo e sguardo queer (4 ottobre). La domenica si chiude in contemplazione al Cimitero di Aldo Rossi con Paradiso Giardino del gruppo Nanou, una danza che ascolta l’architettura e il paesaggio (5 ottobre).
Dalla settimana successiva il festival si dilata. Al Campo Cesana (9-12 ottobre) Tea Andreoletti convoca Un pezzo di spazio, un’assemblea lunga 96 ore per misurare, con il tempo, l’idea stessa di convivenza. Nel frattempo, tra i cipressi del Cimitero Aldo Rossi (9 ottobre), Shaping Narratives: Unburying Echoes di Aziza Gorgi & Emily Sarsam – prima nazionale – propone un rito sensoriale che intreccia parola orale e gesti quotidiani; in serata e il giorno dopo (9-10 ottobre), Progetto Artigiano ospita Borderline Visible. Ai confini del visibile di Ant Hampton, un “libro dal vivo” che il pubblico sfoglia seguendo una traccia audio di memorie, musiche, ambienti. Venerdì (10 ottobre) si apre lo studio-archivio di Cesare Leonardi per una visita guidata, poi la Palestra La Fratellanza risuona con Birdsong di Salvo Lombardo, danza che prova a parlare la lingua non umana degli uccelli, con Daria Greco e Marta Ciappina in scena (10 ottobre).
Il fine settimana (11-12 ottobre) è un intreccio di cammini, picnic al buio e isole immaginate. Si parte con Guardare di Fabrizio Saiu, lunga camminata guidata in prima nazionale (11 ottobre; 12 ottobre); nel tardo pomeriggio (11 ottobre) DOM- convoca Darkness Pic-Nic, performance itinerante di tre ore con cena, eco di Pic Nic ad Hanging Rock; al MOB (11 ottobre), Arcipelago di Teatro Telaio invita i più giovani a esplorare un paesaggio di tende, luci e suoni; la notte, a OvestLab, La musica disturba di Valeria Sturba trasforma il cortile in costellazione sonora (11 ottobre).
La terza settimana (17-19 ottobre) il festival si apre a TransFemina International Encounter, approdo del progetto europeo Transfemina – Intersectional Landscapes su genere e spazio pubblico. A OvestLab (17 ottobre) la conversazione Quanto spazio occupi? mette attorno allo stesso tavolo Pele, Col·lectiu Punt6, Collettivo Amigdala e Drukker per ripensare la città a partire da corpi e cura; la sera (17 ottobre) l’Ossario di Aldo Rossi diventa scena per Stagioni di Tolja Djokovic, prima nazionale che segue tre stagioni di un corpo in trasformazione. Il giorno dopo (18 ottobre) la Casa delle donne Lucha y Siesta tiene il laboratorio La città transfemminista; a seguire (18 ottobre) Elke Krasny ragiona in pubblico su La cura è politica; ancora di sera OvestLab accoglie La parte inventata/la parte immaginata di Teodora Grano, prima nazionale: un incontro intimo con donne over 70 attorno al tema del morire, tra saperi vissuti e parola che si fa comunità.
Il congedo è una camminata che diventa romanzo urbano: HERE – Sono nata per camminare del Collettivo Amigdala parte alle 11 da OvestLab (19 ottobre) e dura dieci ore, una soundwalk in cui le voci di donne e persone queer riscrivono la storia e lo spazio della città. Nel frattempo, Vetro apre momenti di incontro con gli artisti ospiti, perché il festival, più che un cartellone, è una conversazione che non si chiude.
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