RezzaMastrella tra i tormenti dell’uomo contemporaneo

Con “Pitecus” e “Fotofinish”, i Leoni d’Oro 2018 a Riccione e Bologna

06 febbraio 2018

Il duo più irriverente e radicale del teatro italiano – Antonio Rezza e Flavia Mastrella – da poco insignito del Leone d’Oro alla Biennale Teatro 2018 calca le scene dal 1987. L’uno performer-autore e l’altra artista-autrice, firmano a quattro mani l’ideazione e il progetto artistico dei loro spettacoli.

Nella motivazione del prestigioso premio si legge: Antonio Rezza è l’artista che fonde totalmente, in un solo corpo, le due distinzioni di attore e performer, distinzioni che grazie a lui perdono ogni barriera, creando una modalità dello stare in scena unica, per estro e a tratti per pura, folle e lucida genialità. Flavia Mastrella è l’artista che crea habitat e spazi scenici che sono forme d’arte che a sua volta Rezza abita e devasta con la sua strepitosa adesione; spazi che abita e al tempo stesso scardina, spazi che diventano oggetti che ispirano vicende e prendono vita grazia alla forza performativa del corpo e della voce di Rezza. Da questo connubio sono nati spettacoli assolutamente innovativi dal punto di vista del linguaggio teatrale”.

Due, in questi giorni,  le occasioni in regione per incontrare il loro travolgente lavoro: “Pitecus”, in scena sabato 10 febbraio (alle 21.00) allo Spazio Tondelli di Riccione, e “Fotofinish”, sabato 17 marzo al Teatro Duse di Bologna.

L’ormai mitico spettacolo Pitecus (realizzato nel 1995) è diventato un cavallo di battaglia di RezzaMastrella, Fabbrica dell’Attore e Teatro Vascello. È un esilarante andirivieni di personaggi quasi fumettistici, caricaturali e coloratissimi, che Antonio Rezza fa muovere tra le altrettanto variopinte reti e stoffe dell’allestimento, composto da originali quadri di scena di Flavia Mastrella. Tutti insieme (ovvero uno solo: Rezza), i personaggi della pièce animano immaginari quartieri popolari, un microcosmo stralunato dove le sublimi cattiverie rendono comici anche gli argomenti più delicati, il qualunquismo pretende di chiamarsi originalità, se non addirittura avanguardia, e la fantasia va a braccetto con l’incomprensione quotidiana.

Più recente (targato 2004) ma altrettanto surreale Fotofinish ci porta nell’universo di una solitudine visionaria e folle. La storia è quella di un maniaco “auto-presenzialista” che cerca di evadere dalla propria solitudine attraverso la sua stessa immagine (si fotografa per sentirsi meno solo) e poi attraverso una sorta di crescente delirio trasformista, una moltiplicazione della sua immagine che lo porta a credersi e a impersonare una serie di personaggi, maschili e femminili. Lo stile inconfondibile e il sarcasmo corrosivo di Rezza in questo spettacolo sono coadiuvati dalla presenza scenica di Ivan Bellavista. Insieme, in un susseguirsi di gag, i due si muovono tra le strutture sceniche di stoffa e metallo costruite sempre da Flavia Mastrella e giocano con il pubblico coinvolgendolo nello spettacolo (intrecciando lo sberleffo alla spinta a riflettere) e mostrandogli anche questa volta i vizi, i tormenti e le contraddizioni dell’essere umano miscelati alle storture della società in cui vive.