- Data di pubblicazione
- 09/01/2023
- Ultima modifica
- 09/01/2023
Pupo di zucchero. La favola barocca di Emma Dante a Reggio Emilia e Cesena
Dal 10 all'11 gennaio a Reggio Emilia e dal 12 al 15 gennaio 2023 a Cesena
Ancora più di un’occasione per vedere Pupo di Zucchero, favola barocca che celebra la memoria dei morti e la pienezza della vita. Con la regia di Emma Dante, lo spettacolo arriva arriva al Teatro Ariosto di Reggio Emilia il 10 e 11 gennaio (ore 20.30) e poi dal 12 al 15 gennaio al Teatro Bonci di Cesena.
Sono passati esattamente vent’anni da quando Emma Dante vinse il Premio Scenario 2001 con l’indimenticabile mPalermu, uno dei tre capolavori della trilogia della famiglia siciliana che hanno portato la regista e drammaturga siciliana alla ribalta nazionale. Nei vent’anni trascorsi al timone della sua compagnia Sud Costa Occidentale, la regista è diventata una delle artiste più apprezzate e premiate d’Europa, firmando una ventina di spettacoli messi in scena sui più prestigiosi palcoscenici internazionali, ma anche una serie di opere liriche e due film. Al già ricchissimo palmares di premi, per lo più teatrali, si infatti sono appena aggiunti ben Cinque nastri d’argento per Le sorelle Macaluso, film del 2020 tratto dall’omonimo e pluripremiato spettacolo che la Dante ha creato nel 2014.
Nate dentro l’alveo di quella cultura popolare da cui trae nutrimento la sua creatività, tutte le opere della regista raccontano l’umano, le sue tensioni e le sue follie, con un teatro che impasta corpi e lingua senza mai rifugiarsi in altri linguaggi. Con Pupo di zucchero la Dante torna a un tema a lei caro come quello tra vivi e morti attraverso una nuova favola contemporanea, che dopo La scortecata del 2017 s’ispira ancora a Lo cunto de li cunti di Giambattista Basile. Più precisamente l’ispirazione è fornita dal racconto incentrato su Betta, figlia di un mercate che si crea da sé un marito impastando zucchero, mandorle e acqua di rose. Al posto di Betta qui c’è però un vecchio “’nzenziglio” e “spetacchiato” che, rimasto solo in una casa vuota nel Giorno dei Morti, prepara una pietanza tradizionale per onorare la festa.
“Con acqua, farina e zucchero – si legge nelle note di regia – il vecchio impasta l’esca pe li pesci de lo cielo: il pupo di zucchero, una statuetta antropomorfa dipinta con colori vivaci. In attesa che l’impasto lieviti richiama alla memoria la sua famiglia di morti. La casa si riempie di ricordi e di vita: mammina, una vecchia dal core tremmolante, il giovane padre disperso in mare, le sorelle Rosa, Primula e Viola ‘tre ciuri c’addorano ‘e primmavera’, Pedro dalla Spagna che si strugge d’amore per Viola, zio Antonio e zia Rita che s’abboffavano ‘e mazzate, Pasqualino tuttofare. Secondo la tradizione in alcuni luoghi del Meridione c’è l’usanza di organizzare banchetti ricchi di dolci e biscotti in cambio dei regali che, il 2 novembre, i parenti defunti portavano ai bambini dal regno dei morti. Durante il rituale, in quella notte, la cena era un momento di patrofagia simbolica; nel senso che il valore originario dei dolci antropomorfi era quello di raffigurare le anime dei defunti. Cibandosi di essi, era come se ci si cibasse dei propri cari”.
Nello spettacolo sono presenti dieci sculture create da Cesare Inzerillo che mostrano il corpo osceno della morte, perché negli spettacoli della Dante la morte non è un tabù, è una parte inscindibile della vita, e la stanza arredata dai ricordi “diventa una sala da ballo dove i morti, ritrovando le loro abitudini, festeggiano la vita”.
Accanto a Carmine Maringola, abile cantastorie che maneggia con cura una lingua vivida come il napoletano ereditato dal Pentamerone secentesco di Basile, recitano Nancy Trabona, Maria Sgro e Federica Greco nel ruolo delle tre spigliate sorelle, Sandro Maria Campagna in quello dello spasimante spagnolo con movenze da matador, mentre Stephanie Taillandier è la madre marsigliese, Giuseppe Lino il padre disperso in mare, Tiebeu Marc-Henry Brissy Ghadout il tuttofare Pasqualino, e Martina Caracappa e Valter Sarzi Sartori gli zii che danno corpo a una danza passionale e violenta.
Lo spettacolo è una coproduzione Teatro di Napoli – Teatro Nazionale, Scène National Châteauvallon-Liberté, ExtraPôle Provence-Alpes-Côte d’Azur, Teatro Biondo di Palermo, La Criée Théâtre National de Marseille, Festival d’Avignon, Anthéa Antipolis Théâtre d’Antibes, Carnezzeria e Fondazione I Teatri Reggio Emilia.