Rhapsody in Blue di CNN/Aterballetto nella Grande Mela

Il 26 e il 27 settembre al New York City Center

20 settembre 2024

Ci sarà anche Aterballetto nella line-up del prestigioso festival Fall for Dance che come ogni anno porterà a New York le massime eccellenze della coreografia e della danza a livello mondiale. Il 26 e 27 settembre al New York City Center alle 19.30 andrà infatti in scena Rhapsody in Blue, la nuova creazione di CNN/Aterballetto firmata da Iratxe Ansa e Igor Bacovich, in coproduzione con Teatro Regio di Parma. Un’occasione davvero unica per condividere con il pubblico della Grande Mela, e con operatori provenienti da tutto il mondo, un esempio di eccellenza della grande danza che si produce nella nostra regione.

“Rhapsody in blue è un giocattolo fantastico per un coreografo, per un creativo”, spiegano i due artisti che hanno realizzato quest’opera omaggiando la celeberrima composizione di George Gershwin con ben sedici danzatori e danzatrici. Ballerina basca lei, con una carriera alle spalle costellata di collaborazioni con leggende del ventesimo secolo come William Forsythe, Jiri Kylián, Nacho Duato, Mats Ek, Ohad Naharin, Wayne McGregor e Crystal Pite, e danzatore e coreografo italiano lui, noto per le sue originali nozioni di lavoro coreografico costruite interamente in studio con i ballerini, Iratxe Ansa e Igor Bacovich sono due creatori che dal 2013 girano il mondo assieme, realizzando coreografie per prestigiosi gruppi di ballerini e grandi istituzioni

Con scene e costumi di Fabio Cherstich e le luci di Eric Soyer, lo spettacolo è un inno alla potenza di un’opera e ai sentimenti che ispirano i suoi repentini mutamenti. “Essendo così potente, così allegra, così frizzante – dicono i coreografi a proposito della composizione di Gershwin – è percorsa da varianti di forma costanti, e sembra di attraversare una foresta incantata: nel giro di pochi passi, di pochi minuti, incontri un essere magico, un cielo irreale che cambia di colore sopra di te… ci si muove in questo mondo fantastico, dove la rapsodia regala uno spazio sonoro dove tutto è possibile, dove da ogni angolo fanno capolino elementi sempre nuovi e tu sei continuamente sorpreso. I corpi reagiscono ad input concitati e sempre diversi. Abbiamo giocato con tutto questo, chiudendo gli occhi e sognando nuovi mondi ogni volta che entravamo in contatto con un nuovo tema”. È insomma la rapsodia stessa a dettare la trama del lavoro coreografico, i cambi energici, le modulazioni elettriche con cui giocare, ma a partire da qui Ansa e Bacovich hanno costruito un’opera che va oltre il suo contesto culturale d’origine e supera la contingenza storica e geografica per far emergere il suo carattere universale.