- Data di pubblicazione
- 27/11/2019
- Ultima modifica
- 27/11/2019
Sentirsi vivi. Yasmine Hugonnet a Bologna
Il 30 novembre a Palazzo Vizzani
Una donna sola in scena si rivolge a se stessa e al pubblico per parlare di ciò che le dà vita, di ciò che la anima, e lo fa parlando da dentro, dalla pancia, da un corpo che ha una voce tutta sua, dissociata da quella razionale dettata dalla testa. È Yasmine Hugonnet, artista svizzera radicale, unica nel panorama internazionale, e la performance che porta a Bologna per il suo debutto sotto le Due Torri è Se Sentir Vivant. Lo spettacolo, presentato da Xing in collaborazione con Alchemilla, è in programma il 30 novembre alle 18.15 in uno spazio inconsueto tutto da scoprire, ovvero Palazzo Vizzani, dimora storica in via Santo Stefano, che nel silenzio di una casa vuota accoglierà un lavoro intimo, da sentire e vedere da vicino.
Il tema d’altronde è più sottile che mai: il senso del sentirsi vivi. Come si racconta col corpo una questione tanto impalpabile? “Cosa parla in noi quando parliamo? – scrive la coreografa – Come parlare del luogo da cui si parla? Si tratta di trovare una parola prima delle parole: quella che viene dal peso di un corpo, che sale nel respiro, articola i gesti e attraversa l’intero corpo. Arrivati nel mezzo del cammino della nostra vita, quando una mattina ci troviamo piantati davanti allo specchio del bagno, cosa possiamo fare per sentirci vivi, per fare di nuovo il primo passo, compiere un nuovo gesto, cantare una nuova canzone? Possiamo toccarci o guardarci. Ma dove è il sè del ‘sentirsi vivi’? Qui nella materia corporea o lì nell’immagine? Una voce interiore inizia a risuonare, ma è dallo specchio che parla. Ecco una smorfia: chi ha iniziato?”
Il terreno su cui la danzatrice ha impostato la sua ricerca, fin dagli anni della formazione avvenuta a contatto con mondi diversi, dall’Europa agli Stati Uniti, è la relazione tra postura, attenzione e immaginazione. Come in altri lavori precedenti, tra cui Chronological, La Ronde e Le Récital des postures (più volte ospitati in Italia in festival internazionali come La Biennale di Venezia), il suo approccio coreografico si presenta perciò in quanto viaggio principalmente interiore, esplorazione fisica del dentro (anche umoristica), come fantasia che fiorisce e si allarga producendo immagini inaspettate, esercizi di stravolgimento della percezione ordinaria, con un’attenzione ai gesti minuti, provenienti da dentro, da una parte di sé poco appariscente e scontata, e a cosa evochino questi gesti negli altri. Hugonnet infatti disattende continuamente le logiche del corpo, della voce e dell’azione, utilizzando anche la tecnica della ventriloquia, da alcuni anni sua grande passione e ossessione.
La capienza dello spazio scenico è limitata, perciò è necessaria la prenotazione.