Sull’Appennino si “abitano utopie”. Al via la XII edizione di Trasparenze Festival

Dal 24 al 28 luglio a Gombola  

09 luglio 2024

Da alcuni anni Trasparenze Festival, ideato dal modenese Teatro dei Venti, annoda i fili di una relazione sempre più stretta tra gli spazi della città e quelli di Gombola, nell’Appennino modenese. L’appuntamento con la rassegna (un progetto di Teatro dei Venti, Ater Fondazione, Koras, con il sostegno della Regione Emilia Romagna e il contributo Fondazione di Modena) si rinnova anche quest’anno con la XII edizione che approda nel borgo dal 24 al 28 luglio abitandolo con spettacoli di teatro, danza, concerti, installazioni e incontri in relazione con gli spazi naturali e architettonici.

Si comincia il 24 e 25 luglio con Come comincia il mondo, spettacolo creato dal Teatro dei Venti (regia di Stefano Tè) insieme agli abitanti del territorio attraverso il laboratorio annuale realizzato all’interno del progetto “Abitare Utopie”. “In questo periodo così denso di traumi e tragedie, da ‘fine del mondo’ – scrive la poetessa Azzurra D’Agostino, che ha contribuito ai testi – abbiamo ribaltato i due versi di Eliot: “così finisce il mondo / non con un boato, ma con uno sfiato”. Ma l’utopia sta nel non pensare alla fine del mondo, bensì al suo cominciamento. Ci siamo raccolti intorno alla frase, che forse è una domanda: Come comincia il mondo”. Le serate del 24 e del 25 luglio si chiudono poi con i concerti di quattro gruppi del territorio, in collaborazione con il collettivo Louder. Mercoledì 24 luglio alle ore 22 la serata è aperta dai Monolith Grows, gruppo nato nel 2014 da un’idea di Andrea Marzoli (voce e chitarra) e Massimiliano Codeluppi (chitarra). A seguire salgono sul palco Le piccole morti, gruppo modenese di rock alternativo in italiano. Il 25 luglio sempre alle 22 è la volta degli Overthought, band folk rock/indie folk proveniente da Modena. A seguire i Wanderlast, band con un repertorio che spazia dall’electropop, al pop rock, all’alternative.

Il 26 luglio l’appuntamento è ancora col Teatro dei Venti e col suo Amleto, realizzato – in coproduzione con ERT/Teatro Nazionale – all’interno della Casa di Reclusione di Castelfranco Emilia. Nell’opera, teatro e attori sono le armi di cui si serve il Principe per dare la caccia alle coscienze, per gettare luce su ogni inganno. Armi per arrivare alla verità o a qualcosa che le somigli. Nella stessa giornata (ma anche il 27) si vedrà Tutto passa, tutto resta di Gabriella Salvaterra – SST Sense Specific Theatre, percorso sensoriale a tappe nel bosco di Gombola, per due spettatori alla volta: “un piccolo viaggio intimo in cui cercare i legami invisibili – spiega Salvaterra – in cui alzare lo sguardo e dare spazio all’ascolto, per vedere se riesco, se riusciamo a sentire che siamo una parte di qualcosa di molto più grande”. Appuntamento poi con la danza, con un Stuporosa del coreografo e regista Francesco Marilungo, in versione site specific. Ricalcando le sonorità di un antico lamento funebre salentino, lo spettacolo stilizza il pathos del pianto rituale, invitando a riflettere sullo stato di lutto, sulla necessità umana di un istituto culturale condiviso, di un rito comunitario, per superare momenti di crisi individuali. Nella giornata (e in quella dopo) c’è spazio anche per l’installazione immersiva A piedi nudi sulla terra a cura di Elio Germano, dal libro omonimo di Folco Terzani. Dal tramonto, per cinque ore, si può sostare, ascoltare, osservare, vivere, anche solo per un lasso di tempo, l’esperienza in questo santuario temporaneo, mentre un vero ‘cela’ (discepolo del sadhu) officerà i riti dell’asram offrendo chai e cibo, come da tradizione. Alle 21 nella Chiesa del borgo inizia invece Voodoo, performance di Masque Teatro, con Eleonora Sedioli, che indaga su come una forma di alterazione può catapultare nella verità del proprio essere. Si chiude con Ghemon e il suo Una cosetta così, non un concerto, non un monologo teatrale, non uno spettacolo comico, come recita il sottotitolo, ma uno show con musica, stand-up comedy e storytelling tutte insieme.

Tra gli appuntamenti del 27, oltre a vari momenti di dialogo con artisti, intellettuali e critici, va in scena Stracci. Contro l’uomo medio di e con Vittorio Continelli, una ricerca e un racconto in cui si intrecciano la sceneggiatura de La Ricotta di Pasolini, le vicende del suo protagonista, un generico che tutti sul set chiamano Stracci, l’Italia degli anni ’60 e quella di oggi.  Poi ancora danza con Come neve, coreografia di Adriano Bolognino: uno spettacolo sul senso della parola “benessere” e su come la danza possa tradurre questa condizione. Alle 21 si potrà invece vedere un vero e proprio cult di Babilonia Teatri, Pinocchio, realizzato con Gli amici di Luca, laboratorio teatrale presso la Casa dei Risvegli Luca De Nigris: un lavoro in cui a essere determinanti non sono la perizia e la tecnica ma la verità di corpi e vite che parlano da soli. Si chiude con il concerto dei Bandaradan, che mixano le loro sonorità klezmer, gipsy e balkan con originali riverberi latinoamericani nella piazzetta del borgo.

Gli ultimi appuntamenti sono domenica 28 con La commedia più antica del mondo, spettacolo de I Sacchi di Sabbia, con Massimo Grigò, che reinterpreta gli Acarnesi di Aristofane. Lo spettacolo arriva a Trasparenze in dittico con I Persiani – la tragedia più antica del mondo, con Silvio Castiglioni. L’ultimo appuntamento con la danza è invece con Piano solo corpo solo, coreografia, danza e set di Claudia Caldarano, con composizione e esecuzione musicale di Simone Graziano: un concerto per “piano solo” e una danza per “corpo solo”, una performance profondamente legata al nostro tempo, un tempo di negazione del “fuori” e del contatto, di violazione del corpo e della libertà, di isolamento e confusione in cui abbiamo sentito violati i nostri corpi e la nostra libertà. Si chiude alle 21 con il concerto di Gnut, una tra le migliori voci del cantautorato contemporaneo.