Il teatro vivente di Eduardo. Cecchi porta in scena Dolore sotto chiave e Sik-Sik

A Modena dal 13 al 16 gennaio, poi a Ravenna

13 gennaio 2022

A distanza di oltre cento anni dalla nascita di Eduardo De Filippo, la sua eredità artistica è più attuale che mai, come dimostra la popolarità raggiunta dai recenti film di Sergio Rubini e Mario Martone dedicati appunto, ciascuno secondo una sua prospettiva, alle famiglie d’arte Scarpetta e De Filippo. Tanto più imperdibile è allora l’occasione di vedere i testi del grande drammaturgo e attore partenopeo portati a teatro, nel loro spazio d’elezione, riletti e riattraversati da grandi attori capaci di rispettare e insieme reinventare la tradizione. È il caso di Carlo Cecchi, maestro della scena, protagonista di innumerevoli allestimenti di testi di autori straordinari, da Pirandello a Molière, da Bernhard a Morante, che firma adesso la regia di un dittico con due atti unici di De Flippo: Dolore sotto chiave e Sik-Sik, l’artefice magico. Lo si vedrà dal 13 al 16 gennaio (giovedì e venerdì ore 20.30, sabato 19 e domenica 16) sul palco del Teatro Storchi di Modena poi a Ravenna, al Teatro Alighieri, dal 20 al 23 gennaio alle 21 (domenica ore 15.30).

 

Proprio con la compagnia di Eduardo De Filippo, Carlo Cecchi ha iniziato a Napoli, nei primi anni ’60, la propria storia di attore, così come Angelica Ippolito, che lo affianca in scena in questi due atti unici assieme a Vincenzo Ferrera e i più giovani Dario Iubatti, Remo Stella e Marco Trotta. Fra divertimento e riso amaro, il dittico è una esplosione di comicità, poesia e toni noir. Dolore sotto chiave nasce infatti come radiodramma nel 1958 ed è andato in onda l’anno successivo con Eduardo e la sorella Titina nel ruolo dei protagonisti, i fratelli Rocco e Lucia Capasso. Lucia per molti mesi nasconde al fratello – per paura che possa compiere un gesto disperato – la morte della moglie Elena e finge di occuparsi delle cure della donna, gravemente malata. Sik-Sik l’artefice magico, scritto nel 1929, è invece uno dei capolavori del Novecento, un cavallo di battaglia che Eduardo recitò fino alla fine della sua carriera, con oltre quattrocentocinquanta repliche solo nella città di Napoli. “Come un film di Chaplin – afferma Carlo Cecchi – è un testo immediato, comprensibile da chiunque e nello stesso tempo raffinatissimo. L’uso che Eduardo fa del napoletano e il rapporto tra il napoletano e l’italiano trova qui l’equilibrio di una forma perfetta, quella, appunto, di un capolavoro”. Sik-Sik è un illusionista maldestro e senza un soldo che si esibisce in teatri di quarto ordine con la moglie Giorgetta e la spalla Nicola. Una sera il compare non si presenta in tempo e Sik-Sik decide di sostituirlo: ma con il ripresentarsi di Nicola poco prima dello spettacolo, i due iniziano a litigare e i numeri di prestigio finiscono in un disastro. L’esibizione si rivelerà tragica per il finto mago ma esilarante per il pubblico.

 

Quello tra Eduardo è Cecchi è un incontro tra due intelligenze severe, capaci di mescolare tragico e comico in un teatro sempre “vivente” capace di parlare a epoche e pubblici anche molti diversi. Del teatro di Eduardo e delle convergenze tra i due artisti si parlerà peraltro nel pomeriggio di sabato 22 gennaio, alle 18, quando Carlo Cecchi incontrerà il pubblico alla Sala Corelli dell’Alighieri in dialogo con Marco De Marinis.