- Data di pubblicazione
- 15/07/2021
- Ultima modifica
- 15/07/2021
Il Terzo Reich. Romeo Castellucci porta in scena la violenza del linguaggio
Il 15 e 16 luglio a Santarcangelo Festival
Il linguaggio può trasformarsi nel più violento strumento di totalitarismo. È quello che racconta Romeo Castellucci con una recente installazione intitolata Il Terzo Reich, nella quale l’artista consegna l’immagine di una comunicazione “inculcata e obbligatoria”. Dopo il debutto nel settembre 2020 al Mittelfest di Cividale del Friuli e reduce dalle repliche alla Triennale di Milano dove Castellucci è “grand invitée” per il prossimo quadriennio, il nuovo lavoro dell’acclamato e pluripremiato regista, già direttore della sezione Teatro alla Biennale di Venezia e Artiste Associé al Festival di Avignone, arriva Santarcangelo Festival il 15 e 16 luglio.
Ispirandosi nel titolo e nella sostanza a LTI, La lingua del Terzo Reich, celeberrimo volume del filologo Victor Klemperer, che illustra con perizia quanto la lingua di un regime totalitario riesca a condizionare nel profondo il pensiero di un intero Paese, Castellucci realizza un’opera in cui la totalità dei sostantivi contenuti nel vocabolario italiano vengono proiettati su un megaschermo a una velocità vertiginosa che stordisce il pubblico. Dopo un’azione simbolica in cui la performer Gloria Dorliguzzo dà vita a un cerimoniale di “accensione” del linguaggio, una raffica di parole accompagnata dai suoni di Scott Gibbons investe lo sguardo di chi osserva, fino a che la capacità retinica e mnemonica di afferrarle singolarmente comincia a vacillare, lasciandone impressa nella memoria soltanto alcune. “Esposto a questo trattamento – spiega il regista – lo spettatore subisce la parola umana sotto l’aspetto della quantità. Non il cosa, ma il quanto. Il nucleo del linguaggio ritorna al rumore bianco, che riporta al caos”.
Nelle sue opere arcaiche e contemporanee che toccano puntualmente i nervi scoperti dell’umano, Castellucci ha esplorato il potere del linguaggio in tutte le sue possibili declinazioni, politiche, sociali, psicoanalitiche, facendone un tema centrale della sua ricerca. Con Il Terzo Reich la proiezione a raffica dell’intero arsenale di parole rivela testimonia ancora una volta la visionarietà di una creazione che si fa metafora potente della nostra condizione: abitanti di un tempo asservito alla potenza della comunicazione.